Ascoltare Will The Guns Come out è come scivolare all’interno di un bicchiere di whiskey e da lì vedere mettersi in moto scene rubate da pellicole western, frammenti anni ’50, brillantina e gonne a palloncino dal sapore American Graffiti.
L’album è il risultato di molteplici ascolti e influenze che hanno segnato il percorso dell’artista il che, se da un lato rende le tracce estremamente corpose e suggestive, dall’altro s’arrischia nel territorio del pastiche. Nonostante ciò, pezzo dopo pezzo, quello che suona come unico collante dell’album è la grande passione e dedizione di Hanni per le sei corde. Accompagnato alla batteria da un amico del liceo, Hanni El Khatib è attualmente è impegnato in un tour in Nord America che l’ha portato a suonare a fianco di Florence and The Machine in due occasioni.
Dead Wrong è un’emanescenza degli anni ’50, traccia che per testo e ritmo richiama vecchi pezzi alla Sam Cooke; brano fresco e cadenzato da un mai desueto handclap e da un coro che dà vigore al ritornello. Segue una cover di un classico blues di Clarence Williams del 1931, You Rascal You, pezzo riletto al modo dei Black Keys con sonorità più cupe e per certi versi più aderenti al significato del testo. È il turno di Build. Destroy. Rebuild in cui Hanni si lancia in un garage rock stile The Sonics: un canto matto e disperatissimo unito alla chitarra sferragliante di sottofondo. Infine Loved One, poco più di due minuti di canzoni per un giro d’accordi vincente per quanto ripetitivo.
L’album è un buon inizio di spavaldo garage rock che lascia sperare nei successivi sviluppi, forse, indirizzati verso un’estetica meno contaminata da molteplici influenze e più definita nello stile.