Jordan Copeland, frontman degli Hot Head Show, è figlio di quell’altro Copeland. Les Claypool è lo storico leader dei Primus che un paio di anni fa si innamorò del disco d’esordio di questo trio (The Lemon) e se li portò in tour.
Questi sono i nomi di riferimento che potrete leggere in qualsiasi recensione che parla di Perfect, secondo disco del trio inglese.
Poi, vediamo un po’: jazz funk, ritmi spezzati, grande maestria strumentale, accelerazioni al fulmicotone, classica band che rende molto meglio dal vivo che sul disco, dove mostra un po’ la corda per via dell’eccessiva frammentazione del tutto, di nuovo Primus, Frank Zappa, i Red Hot degli esordi, swing ubriaco e così via. Tutto vero, tutto perfettamente appropriato. Il problema di base degli Hot Head Show è che per ascoltare una canzone degna di farsi ricordare bisogna arrivare a metà disco, traccia numero 6, Some Money, che possiede una carica micidiale ed una velocità d’esecuzione in cui si riesce sempre a mantenere il controllo; mettiamoci pure il riuscito atto d’amore per Zappa/Captain Beefheart che è Fingers, la quale parte appunto come un pezzo di Zappa, si sviluppa sulla follia del Capitano per poi tornare da Frank. Il resto, come vi diranno, è suonato benissimo e con una perizia che molte giovani bands si sognano, ma quando manca la scintilla del songwriting, cosa ce ne facciamo della perizia? Nulla.