lunedì, Dicembre 23, 2024

Isobel Campbell & Mark Lanegan – Hawk (V2, 2010)

Hawk è il terzo disco per la coppia d’oro formata da Isobel Campbell e Mark Lanegan ed è probabilmente il migliore dei tre, la certificazione definitiva della validità del progetto voluto dall’ex violoncellista dei Belle & Sebastian.
Isobel in questi anni si è appropriata in maniera sempre più personale del verbo folk-rock americano, allontanandosi dall’indie pop della band da cui è uscita nel 2002. Oggi la sua capacità di scrittura ha raggiunto il suo apice, distillandosi in una decina di canzoni praticamente perfette, capaci di coniugare senza sbavature dolcezza, sensualità e atmosfere roots.
Come sia nato in Isobel l’amore per l’America non è dato saperlo: ciò che invece è certo è che è stato sublimato dall’incontro con Mark Lanegan, la voce più blues oggi al mondo, l’uomo capace di dare forza e sentimento ad ogni brano in cui presta la sua opera. In questo disco l’incontro tra il canto etereo della Campbell e quello plumbeo di Mark crea sensazioni fortissime nell’ascoltatore, come se Venere e Marte avessero trasferito nelle pianure del midwest il loro luogo di scontro, tra un blues spettrale e un’apertura soul 60s, e noi potessimo assistere alla loro eterna guerra, stavolta a colpi di note. La certificazione definitiva della bravura di Isobel arriva però quando a cantare non è Mark, ma Willy Mason, come accade in un paio di brani: la magia creata dai suoni e dal bilanciamento tra le voci resta la stessa, pur senza il carico da novanta dell’ex-Screaming Trees.
Se a questo aggiungiamo che le due cover di Townes Van Zandt (una garanzia quando si parla di americana) presenti sul disco, cioè Snake Song e No Place To Fall, reggono il confronto con gli originali, e che uno strumentale come la title-track sembra suonata dalla Blues Brothers Band in stato di grazia, il giudizio finale non può che essere ottimo.
E poi ci sono i pezzi con Mark, che a volte raggiungono vette di pura bellezza, come nel roots-rock You Won’t Let Me Down Again, nella sensualità soul di Come Undone, nel rock’n’roll indiavolato di Get Behind Me e in Lately, ballatona posta in chiusura tra cori black e chitarre folk. Forse basta solo dire il suo nome per marchiare la qualità di un disco.

 

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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