Hawk è il terzo disco per la coppia d’oro formata da Isobel Campbell e Mark Lanegan ed è probabilmente il migliore dei tre, la certificazione definitiva della validità del progetto voluto dall’ex violoncellista dei Belle & Sebastian.
Isobel in questi anni si è appropriata in maniera sempre più personale del verbo folk-rock americano, allontanandosi dall’indie pop della band da cui è uscita nel 2002. Oggi la sua capacità di scrittura ha raggiunto il suo apice, distillandosi in una decina di canzoni praticamente perfette, capaci di coniugare senza sbavature dolcezza, sensualità e atmosfere roots.
Come sia nato in Isobel l’amore per l’America non è dato saperlo: ciò che invece è certo è che è stato sublimato dall’incontro con Mark Lanegan, la voce più blues oggi al mondo, l’uomo capace di dare forza e sentimento ad ogni brano in cui presta la sua opera. In questo disco l’incontro tra il canto etereo della Campbell e quello plumbeo di Mark crea sensazioni fortissime nell’ascoltatore, come se Venere e Marte avessero trasferito nelle pianure del midwest il loro luogo di scontro, tra un blues spettrale e un’apertura soul 60s, e noi potessimo assistere alla loro eterna guerra, stavolta a colpi di note. La certificazione definitiva della bravura di Isobel arriva però quando a cantare non è Mark, ma Willy Mason, come accade in un paio di brani: la magia creata dai suoni e dal bilanciamento tra le voci resta la stessa, pur senza il carico da novanta dell’ex-Screaming Trees.
Se a questo aggiungiamo che le due cover di Townes Van Zandt (una garanzia quando si parla di americana) presenti sul disco, cioè Snake Song e No Place To Fall, reggono il confronto con gli originali, e che uno strumentale come la title-track sembra suonata dalla Blues Brothers Band in stato di grazia, il giudizio finale non può che essere ottimo.
E poi ci sono i pezzi con Mark, che a volte raggiungono vette di pura bellezza, come nel roots-rock You Won’t Let Me Down Again, nella sensualità soul di Come Undone, nel rock’n’roll indiavolato di Get Behind Me e in Lately, ballatona posta in chiusura tra cori black e chitarre folk. Forse basta solo dire il suo nome per marchiare la qualità di un disco.