lunedì, Dicembre 23, 2024

Laura Marling – A Creature I Don’t Know (Virgin, 2011)

Ma che sapore ha una giornata uggiosa?”. Se lo chiedeva Lucio Battisti nell’ultimo album che congelava la fruttuosa collaborazione con Mogol, e a distanza di circa trent’anni, una giovane ragazza inglese risponde al quesito con i colori malinconici della sua musica. Laura Marling (classe 1990) ha una voce e una carriera che traggono spesso in inganno. Valido elemento vocale dei Noah And The Whale dapprima e solista dopo, ha un timbro ed una maturità vocale quasi inconcepibili per la sua età. Con questo A Creature I Don’t Know, la discografia della ragazza di Eversley (Hampshire) arriva a quota tre studio album realizzati. Il nuovo lavoro è – come dicevamo – un lavoro meteoropatico, adatto al tempo instabile che oscura le fresche giornate settembrine, un lavoro capace di lenire o intensificare – a seconda dell’umore – il “temperamento” umano. Basti guardare il documentario girato da Fred & Nick e che “accompagna” l’uscita del nuovo disco per capire in quale contesto sia nato e cresciuto questo progetto: vediamo da subito una Laura Marling che indaga le parti più recondite dell’animo umano, quella “creatura” che non conosciamo mai abbastanza, il nostro tenebroso inconscio, realizzabile soltanto attraverso un testo ostico come The Beast Was A Creature I Did Not Know, la poesia della Marling dalla quale proviene il titolo del disco stesso. L’omogeneità lirica (e sonora) del disco non deve però far pensare ad un complesso monolitico inscindibile, piuttosto siamo dinanzi ad una serie di short-stories indipendenti che brillano di luce propria nonostante un comune denominatore. Il folk che lo contraddistingue, infatti, questa volta incontra il jazz à la Feist (I Was Just A Card) e la musica popolare di matrice etnica (Don’t Ask Me Why), senza dimenticare la “cattiveria” rock che giace nello strumming di The Beast. I pezzi che più ci intrigano sono però quelli che non hanno tagliato i ponti col passato. Sophia, ad esempio, scorre su accordi di chitarra piacevolmente puerili, attraverso strofe quasi cantilenate e basate su parole di luce che si contrappongono alla fierezza della “bestia”, per poi esplodere in un canto quasi country. La maturità artistica di Laura Marling è riscontrabile soprattutto nei testi, mai approssimativi o saturi di giochi di parole (“Sometimes I sit, sometimes I stare/ Sometimes they look and I don’t care/ Rarely I weep, sometimes I must/ I’m wounded by dust”). La giovane cantautrice inglese ci piace anche quando si perde nel cantato/parlato dylaniano, come accade in Salinas, uno dei pezzi più commoventi dell’album; quasi stentiamo a credere si tratti di una ventenne che dalla vita ha ancora tanto da imparare, ma quel “I am from Salinas where the women go forever/ And they never ever stop to ask why” sembra il canto consapevole di una donna che ha pur avendo consumato tutto il proprio amore per il genere maschile – proprio come una ventenne ingenua – non sarà mai abbastanza  disillusa da smettere di chiedersi “perché”.

Laura Marling – A Creature i don’t know

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=mvd_tvffGbc[/youtube]

 

Sebastiano Piras
Sebastiano Piras
Sebastiano nasce in Germania e sin da piccolo mostra uno sfrenato interesse nei confronti della musica, dal pop soul dei Commodores alla singolarità del Duca Bianco.

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