martedì, Novembre 5, 2024

Los Campesinos – Romance is boring (Wichita, 2010)

Dopo meno di due anni tornano i Los Campesinos! con il loro nuovo Romance Is Boring. La formula del gruppo gallese rimane in pratica sempre la stessa: una serie di sarabande pop nel nome dell’adolescenza e dell’allegria, con strumenti di ogni tipo che spuntano qua e là, voci e cori che si rincorrono, cambi di tempo e accelerazioni sempre con un sorriso sulle labbra. Il risultato è ancora una volta buono, anche se qualche cambiamento, che per esempio si era riscontrato nell’Extended EP (quasi un disco intero, in pratica) che aveva seguito di qualche mese il primo album Hold On Now, Youngster… avrebbe sicuramente dato un po’ di pepe in più e allontanato la sensazione di immobilità nei propositi musicali che a volte fa capolino in alcune tracce. In più di un’occasione le sbarazzine cavalcate dei britannici finiscono infatti per rassomigliare un po’ troppo a quanto da loro già proposto negli scorsi anni, andando anche oltre a quella che potrebbe essere vista come l’affermazione e riaffermazione di una propria cifra stilistica. Il rischio, a questo punto, potrebbe essere quello di assistere ad un allontanamento del pubblico della prima ora, che non avrà certo voglia di sentire lo stesso disco ripetuto all’infinito (certe cose potevano permettersele solo i Ramones). Su cosa potranno puntare allora i gallesi? Forse sulle ballate, perché ad esempio, mentre In Medias Res, che apre il disco su ritmi blandi, non appare molto a fuoco, Who Fell Asleep In e The Sea Is A Good Place To Think Of The Future funzionano alla grande; un’altra possibilità sarebbe quella di innervare con nuovi elementi i brani esagitati, che sono la maggior parte, senza però perdere la verve e l’entusiasmo che sanno trasmettere. Non è un percorso facile, ma qualche piccolo passo in questa direzione sembra già essere stato fatto: per esempio Straight In At 101 riesce a distaccarsi abbastanza dal solito mix di elementi (mutuati da Architecture In Helsinki, Pavement e dal classico indie britannico di questi anni), così come This Is A Flag. There Is No Wind e I Just Sighed. I Just Sighed. Just So You Know, con le sue esplosioni sonore più violente della media e un finale inaspettato e classicheggiante.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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