Alasdair Roberts è un musicista e compositore scozzese, di Glasgow per esattezza. Dal 2001 ad oggi ha pubblicato 6 album da solista e collaborato con una miriade di artisti tra i quali si può citare Isobel Campbell (di Glasgow anche lei, nonché voce dei Belle & Sebastien e co-titolare di un progetto assieme a Mark Lanegan), si è esibito in lungo e in largo per tutto il mondo anglofono condividendo il palco con artisti del calibro di Joanna Newsom. La musica da lui prodotta è un folk di matrice scozzese con forti venature pop. Mairi Morrison, nata nella suggestiva Isle of Lewis e di madrelingua gaelica, è una cantante, attrice e studiosa di poesia. I due si sono incontrati in occasione di un esibizione a Londra il 31 ottobre del 2009, accompagnati dal polistrumentista Alastair Caplin. Il terzetto si è sedimentato e successivamente allargato attorno al Centro di arte contemporanea di Glasgow (gaelica) chiamato Ceol’s Craic. Il collettivo, partendo da un nucleo base di cinque persone (il trio sopra citato a cui si sono aggiunti il bassista Stevie Jones e il batterista Alex Neilson), può arrivare a contare fino a 12 persone che collaborano più o meno stabilmente alla realizzazione del progetto. Urstan, titolo del primo lavoro nato dal sodalizio tra i due artisti, significa battesimo, ovvero il rito attraverso cui si viene iniziati ad una nuova cultura, in questo caso quella gaelica. Melodie tradizionali gaeliche e canzoni popolari scozzesi vengono contaminate da jazz, blues e pop arrivando a produrre una musica che negli intenti sembra essere molto vicina alla bossa-nova (pur non conservando assolutamente il fascino di quest’ultima) e che potremmo scherzosamente definire new-gaelic-wave. ‘Mile Marbhphaisg air a’ Gahaol’ è una lamentela amorosa dal ritmo saltellante, ‘The Laird o’ Drum’ è un ottimo arrangiamento di una versione delle tante di una classica ballata del Nord Est (scritta nel 1962), ‘Larach do Thacaidean’ è sincopata interpretazione blues-folk (con tanto di armonica a bocca) di un canone popolare gaelico, mentre ‘E Ho Legein’ è una soffice e nebbiosa ballata, solo voce e pianoforte, sulle corde di Sinead O’Connor. E così discorrendo tutto il resto dell’album. Che tanto piacere darà agli appassionati musicologi ma che alla lunga rischia di annoiare un ascoltatore poco interessato a revisionismi celti.