Per molti Nat Baldwin è solo un ottimo turnista, per altri l’allievo prediletto di Anthony Braxton. Quello che molti ancora non afferrano è che il giovane contrabbassista, arrivato in sordina alla sua quarta produzione in solitaria, ha raggiunto una maturazione cantautorale e stilistica fin qui soltanto sussurrata o per lo meno messa disposizione di terzi (Dirty Projectors, Dave Longstreth, Vampire Weekend e Department Of Eagles). People Changes è un disco minimal dal profilo curato dove le tracce, in totale sette, mostrano una tessitura lineare ed elegante. La voce di Nat, decorata dai tratti in falsetto e dolcemente addomesticata, sposa perfettamente i riverberi pop d’avanguardia che stillano fra i fraseggi del suo contrabbasso. Le atmosfere quasi fiabesche di Weights sostenuta dai suoni inaciditi di fiati e ottoni fanno da altare alla propensione ballad di Baldwin che in The Same Thing raggiunge l’apogeo, offrendo uno spaccato viscerale di quella che è la vera attitudine del musicista statunitense. In apertura troviamo la cover di A Little Lost brano di Arthur Russell, tenuta pressoché identica all’originale se non per lo stampo visionario di Nat che si riconosce nell’arrangiamento leggero e popolare da camera. Una musica che vive di sperimentazioni, che si slega definitivamente dall’etichettatura di gamma, una preziosa disinvoltura che dona una facciata di fonte al dettame sonico di questo musicista sognatore. L’estro è cristallizzato totalmente in Lifted, la traccia più empirica di questo full lenght, un trionfo dell’improvvisazione che spezza la regolarità della scaletta. Fraseggi lasciati scorrere a cavallo fra il jazz acidulo e le aperture di violini strapazzati che rimandano al polistrumentista francese Yann Tiersen, sorreggono il brano nella sua estemporaneità, facendolo emergere come il pezzo più old style del repertorio di Baldwin. Il viaggio sonoro di People Changes si conclude così com’è iniziato, proponendo un remake, questa volta di un pezzo di Kurt Weisman, Let My Spirit Rise, l’ennesimo omaggio del giovane chanteur. Un disco che ci consegna un evoluzione palpabile, una presa di posizione di un ottimo musicista che si conferma anche cantautore di spessore liberando totalmente il suo estro in questo dolce ritorno. Uno spaccato sinuoso e ricco di spunti originali, un piccolo capolavoro da custodire con cura.