È vero, la voce di Nic Dawson Kelly può ricordare quella di Antony Hegarty, come riporta l’unica frase in italiano che accompagna il promo di Old Valentine. Un paragone del genere dovrebbe però essere fatto con le dovute cautele, per evitare di caricare di aspettative esagerate il lavoro di questo giovane songwriter inglese. In ciò che canta Nic è infatti ben difficile trovare la forza drammatica che rende unico Antony, anche perché le vite dei due artisti sono diametralmente differenti. È quindi giusto analizzare il lavoro del primo a prescindere da questa somiglianza, per scoprire quanto di buono riesca a mettere nella sua musica.
Old Valentine è un ottimo disco di cantautorato folk, caratterizzato da una scrittura già matura e da un cantato raro da trovare nel genere, mai ripiegato su sé stesso, come solitamente accade in questi ultimi anni, ma al contrario aperto verso il mondo, versatile ed espressivo in ogni passaggio, sia quelli più calmi che quelli più movimentati. Il disco parte subito bene, con i due minuti veloci e compatti di Thursday 3-23, per passare subito a uno dei picchi, cioè il singolo The Musician, capace di descrivere in maniera per nulla scontata la vita di un aspirante musicista, utilizzando una melodia elaborata ma al tempo stesso facile da memorizzare. La successiva Under Her Mattress (I Wrote This) è forse eccessivamente scolastica, senza particolari che la distacchino da un normale pezzo alt country con influenze tra Wilco e Whiskeytown, se non la voce, che è comunque col freno a mano tirato. Va meglio con Marilyn, dove si torna a giocare col canto e con la scrittura, ottenendo una calda ballata con un grande uso degli archi, e con All The Pretty Bullfighters, che parte con un’armonica alla Neil Young per poi dipanarsi ubriaca e ubriacante su canovacci folk. Ottime sono anche le seguenti Old Valentine, che dà il titolo all’album, col suo ritornello che rimane in testa fin dal primo ascolto, e Adam And Eve, con piano e cori che creano suggestioni molto particolari, tra southern rock e pop. Si passa poi a Delicate, il pezzo in cui si sente maggiormente l’assonanza con Antony, in quanto gli arrangiamenti si fanno minimali (solo una chitarra e un timido glockenspiel di accompagnamento) e Nic spinge la sua voce verso limiti quasi incredibili: funziona abbastanza, anche se a volte sembra che ci si dimentichi della scrittura per dare invece spazio al virtuosismo vocale. La successiva Ex-Lovers And Old Friends è invece un pezzo con chiare ascendenze folk e ancora una volta southern, con un’organo Lynyrd Skynyrd, due minuti e mezzo che scivolano via piacevolmente, prima del brano finale, Oh Well, in cui la penna del giovane inglese si fa incontenibile, creando un brano pieno di suggestioni, che per oltre sei minuti tiene incollato alle casse l’ascoltatore, passando attraverso atmosfere languide, con la voce che accarezza e morde allo stesso tempo. In definitiva, dunque, un gran bel disco quello di Nic Dawson Kelly, con un’anima molto più americana che inglese e un’ottima capacità di rielaborare fonti sonore classiche senza quasi mai cadere nel già sentito e nello scontato. E non dimentichiamo la voce, che voce!