Ed alla fine Pat ripose l’acustica e imbracciò l’elettrica. Volendo sintetizzarla al massimo, è questa la peculiarità che salta all’orecchio con maggior evidenza in questo Starry Mind, ritorno del progetto del newyorkese Pat Gluber aka P.G. Six. Smessi dunque i panni del folk acustico e psichedelico dei precedenti lavori, il nostro irrobustice il sound e si dedica anima e corpo alla rilettura del country rock e del west coast sound che fece la fortuna di gente come Grateful Dead, CSN&Y e compagnia bella. Non sempre però la ciambella riesce col buco, e Starry Mind alterna episodi tediosi ad altri più trascinanti. Partiamo dalle cattive notizie: January è incipit che convince pochino, con quel giro di chitarra insistito troppo a lungo che finisce col collassare su se stesso. Le cose migliorano con la cavalcata psych di Letter, ma con Days Hang Heavy e Palace (rilettura sbiadita del Crosby sound) si ripiomba nell’anonimato. Talk Me Down piace per quell’aria un po’ selvatica, ma il blues innocuo di Wrong Side Of Yesterday ancora una volta non fa spiccare il volo. Il disco si risolleva nel finale, grazie all’atmosfera desertica di Crooked Way e alla felice commistione di Neil Young e R.E.M. nella ballad This Song. Album quindi discontinuo e non sempre perfettamente a fuoco: un mezzo passo falso? A chi avrà voglia di ascoltarlo la risposta.