giovedì, Novembre 7, 2024

Patrick Wolf – The Bachelor – (Bloody Chamber – 2009)

patrick_wolf-the_bachelorL’attacco di Hard times, il primo brano effettivo di The Bachelor libera da ogni dubbio e spiega la capacità di Patrick Wolf di costruire un universo popolare a partire da tutti gli stimoli che il mercato contemporaneo ha messo a disposizione della sua generazione; manga-pop, elettronica di consumo, romanticismo adolescenziale, un folk di superficie vicino al filone fantasy hollywoodiano più che alla tradizione, una disperata sonorizzazione urbana fatta di frequenze volgari, mobile phones, videogames, suonerie raccattate dal web e un’aderenza a quel pop sintetico anni ’80 già esplorato abbondantemente nelle sue produzioni precedenti, segno terribile di una nostalgia senza oggetto del desiderio, ricordi di un replicante. E’ in fondo il limine alieno di qualsiasi estetica post-post moderna che del simulacro ha recuperato il grado zero, grazie ai database di condivisione collettiva che permettono di ricombinare immaginario, suoni, storia, sconnettendo gli oggetti dai soggetti, facendo finta di non ricordare o semplicemente, non essendone in grado. Eppure se ci si esalta di fronte alle cartoline di Aria Di Neve, una delle recenti produzioni Benvegnù/Battista, una sciocchezza già neutralizzata dall’imponente mausoleo della memoria a breve termine dell’organismo Mediaset e rivenduta dalla stampa musicale di piccolo regime come colta reveriè, l’ultimo lavoro di Patrick Wolf dovrebbe assumere il ruolo di aggregatore universale, un percorso narrativo che racconta l’ultimo decennio senza paura di sporcarsi con espressioni triviali; un viaggio insopportabile nel brutto condotto senza troppi compromessi  e senza collocarsi a distanza di sicurezza; difficile aspettarsi qualcosa di diverso dalla parabola di un artista che ha sempre puntato verso una sublimazione di tipo iconico; Patrick taglia, compone, ricombina brandelli di memoria popolare con una sfrontatezza esemplare, lavora sui suoni e sulla produzione come la crew di Transformers fa con le immagini; in verità ci siamo dentro fino al collo e opporre resistenza con una gamba nella merda mi sembrerebbe patetico.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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