Notes on: Death è il secondo capitolo della carriera solista di Petra Jean Phillipson, un concept album doppio, formato da un cd Noir dalle tinte più fosche ed un altro Blanc dai colori più tenui, come già si intuisce dai nomi. Questo lavoro arriva a sette anni dal precedente Notes on: Love, disco d’esordio dell’artista di Brighton. Già a partire dal tempo trascorso tra la produzione dei due album, dai loro nomi e dalla mole di canzoni contenute in quest’ultimo, possiamo intuire la cura e la ricercatezza che la folk-singer inglese usa nel produrre la sua musica. Purtroppo questa cura e questa ricercatezza sfociano in un intellettualismo e una pretenziosità difficili da digerire a partire dal titolo, dal booklet pomposo e dall’artwork gotico. Per non parlare dei 13 minuti di esercitazioni di tuba dissonanti e distorte da cui è composta ‘Underworld Tubeophany’, canzone che funge da porta d’ingresso all’intero lavoro. Per fortuna i toni si smorzano già dal secondo brano, nonostante le concessioni ad un easy listening rimangano ben poche. I riferimenti musicali si dipanano tra la versione più ispida di PJ Harvey, la più sperimentale Joanna Newnsom e dei vaghi ricordi di Diamanda Galas. Momenti di Folk-rock elettrico si alternano ad eterei momenti di chitarra e voce. Un disco difficile e indigesto che fatica a ritagliarsi spazio all’interno dei nostri ascolti quotidiani.