Il debutto solista di Sara Lov è fatto di una semplice e diretta sincerità, come se la scrittura aderisse alle forme della memoria senza il timore di nasconderne l’impalcatura. Prodotto da Zac Rae e con alcuni ospiti illustri come Alex Brown Church, Solon Bixler e Dustin O’Halloran creditato in tre brani tra cui la bellissima “Animals”, conferma le ottime impressioni che ci eravamo fatti dopo l’ascolto di Three songs ep. La vocalità di Sara è vibrante e segue un percorso noto a chi conosce la discografia dei Devics, la vera sorpresa è nella totale autonomia del suo songwriting capace di una ricchezza pop in assenza di artificio; “Just Beneath the chords” e soprattutto “Frankie” introducono uno scenario intimo servendosi di una drammaturgia sonora quasi Bacharachiana ridotta ad un livello essenziale, e aprono verso l’emotività spinta di “A Thousand Bees”, uno dei brani più ricchi e potenti di tutta la raccolta; il talento di Sara emerge attraverso l’orchestrazione di elementi folk, vaudeville, pop in un melò dove ogni oggetto è assolutamente impermanente, a tratti invisibile ma si fa sentire con la pressione violenta del ricordo. E’ l’evocazione l’unica strategia della Lov, tracce come “Old Friends”, la splendida “Touched”, la già citata “Animals” sono radicali riduzioni di un’estetica che altrove sarebbe naufragata in una serie di posture dreamy e che in questo caso esce dai margini stessi del sogno in un racconto che è quasi sempre intimo e visionario come gli archi e i drones che risucchiano “Touched” nel silenzio. La ricerca timbrica tra antichità e postmoderno che ha caratterizzato fino ad ora la migliore sperimentazione dei Devics è la stessa essenza che da vita alle dieci tracce di Seasoned Eyes Were Beaming, illuminate dalla bellezza di un riflesso.
Fountain, fountain, we are the same
all that anyone ever has for you are the things you reflect back to them (Sara Lov, “Fountain”)