Proseguono nel loro progetto di riproposizione del folk inglese, le sorelle Unthank, non scostandosi molto dalle sonorità del precedente disco, quel Here’s The Tender Coming del 2009 che me le aveva fatte conoscere ed apprezzare. Last, loro quarto lavoro, vede alla produzione sempre Adrian MacNally, figura chiave nell’evoluzione del sound del gruppo; come detto, è il folk del Nord della Gran Bretagna la matrice su cui si sviluppa la musica, sempre densa di arrangiamenti d’archi (molto calibrati e sobri, mai pomposi), pattern pianistici, chitarre acustiche che ci trasportano nelle nebbie rurali dei paesaggi della Scozia. Si diceva di MacNally: si devono a lui, infatti, gli arrangiamenti “moderni” presenti all’interno della musica delle Unthanks, aventi la funzione di “sporcare” leggermente un sound che fa comunque della ripresa degli stilemi più classici del folk il suo punto di forza. Detto questo, va ribadito, ad avviso dei lettori che magari si approcciano per la prima volta a tali sonorità, che Last resta un lavoro profondamente e rigorosamente di genere; lo mettono subito in chiaro, le sorelle, fin dall’iniziale Gan To The Kye, lento pastorale della durata di 6 minuti, in grado di tediare chi non sia particolarmente allenato ai richiami bucolici scozzesi. Si prosegue sul medesimo registro, con un programma che prevede intense ballate pianistiche, sorrette da efficaci basi ritmiche (le spazzole simil jazz della title track), fugaci trasferimenti oltreoceano per coverizzare Tom Waits (l’intensa, seppur triste, No One Knows I’m Gone), richiami alla tradizione (My Laddie Sits Ower Late Up, Canny Hobbie Eliot). Verso la fine, c’è tempo per un’altra cover: Starless dei King Crimson, scevra dei barocchismi prog, rimane soltanto poetica e dolente. Su tutto, il lavoro delle sorelle sulle voci resta elevatissimo, con due timbri differenti ma che riescono ad amalgamarsi sempre in maniera pregevole ed estremamente lineare. Concludendo: gli amanti del genere apprezzeranno e confermeranno le Unthanks ai vertici del folk mondiale; per tutti i curiosi, invece, un ascolto preventivo è d’obbligo.