The precious prize of gravity è un disco noise. The precious prize of gravity è un disco noise. The precious prize of gravity è un disco noise, The precious prize of gravity è un disco noise, The precious prize of gravity è un disco noise…Beh! Anche continuando all’infinito, credo che The precious prize of gravity dei BELLINI sia, e probabilmente resterebbe, un disco noise.
«Noise? »
«Certo, noise!»
«Ma noise in che misura?»
Quel noise malaticcio e rumoroso zeppo di schitarrate idrofobe imbestialite per la banalità di taluni schemi pop e lontane anni luce dal melodico cantereccio. Quel noise che sa di cantina e umido. Quel noise che poco ha a che fare con i colori. Quel noise che ancora riesce a farti sbattere il muso con vigore contro la balaustra in preda alle tue evoluzioni aeree nel tentativo tenace di coordinare la tua danza alle continue sincopi della matematica groove. Quel noise che sa di ’90. Quel noise che non trascendendo dal reverbero della presa diretta riesce a proiettarti idealmente nella stanza dei musicisti disposto ad ungerti con il loro sudore nell’attimo stesso in cui sgorga dalle loro anime post-punk. Proprio quel noise!
Ed allora cosa si può chiedere ad un disco di siffatta guisa?
«Nulla di più di questo! »
«Perchè? »
Perché Agostino Tilotta e Giovanna Cacciola sono gli Uzeda. Perché con loro nei Bellini c’è il soprendente Alexis Fleisig dei GVSB ed il Matthew Taylor dei Romulans. Perché questo è il loro terzo disco. E perché, come se non bastasse, c’è ancora lo zampino di Albini dietro il mixer. Davvero non basta? Beh allora ditelo? Insaziabili iconoclasti!
Eppure ancora affascinato dal patrimonio spirituale che proprio gli Uzeda mi hanno lasciato, ancora affatturato dai ricordi di una Catania amata fino allo strenuo ed adorata nel suo “esprit” totemico, sebbene non trovi totale appagamento da tanta angoscia monocorde e non oda una battuta che non abbia già udito, non posso non apprezzare questo disco. Perché Shellac, Fugazi e Sonic Youth lo farebbero, perché gli Uzeda lo stanno facendo proprio nella loro dimensione auto celebrativa che sa di “ipse dixit“.
Perché The precious prize of gravity è un disco noise ed a me, sinceramente, basta questo!