Celebration Rock è il secondo full-lenght, preceduto dal fortunato esordio Post-Nothing, datato 2006, dei Japandroids. Il duo di stanza a Vancouver, costituito da Brian King e David Prowse, ha alle spalle più di duecento concerti in giro per il mondo. Questa gavetta è servita a definire meglio il cuore della loro musica, un punk-hardcore melodico con retrogusto acidulo, parente stretto di Replacements, Hüsker Dü (ma senza l’infiammato protagonismo della chitarra di Bob Mould), Dream Syndicate nel quale si percepisce la voglia di sudore, di mani alzate, di ragazzi che saltano e si agitano. È musica da suonare dal vivo, per la quale le casse dello stereo sono arresti domiciliari. Otto brani veloci e senza fronzoli: batteria scalciante, nervi sempre a fior di pelle, ritornelli da cantare in coro, assenza di assoli. The Nights Of Wine And Roses, manco a dirlo, potrebbe essere uscita dalla penna di Steve Wynn. Fire’s Highway, Evil’s Sway e Adrenaline Nightshift mettono in pista i Replacements 2.0., catalizzando l’inquietudine giovanile e restituendola in forma nervosa ma ballabile. I ragazzi convincono anche quando omaggiano i Gun Club coverizzando diligentemente For The Love Of Ivy, deviandola dall’originario sapore pagano del punk-blues verso un più umile rock giustamente sguaiato. Younger Us è particolarmente adatta per essere cantata a squarciagola nei concerti e denota una latente voglia di usare la chitarra come un martello pneumatico (Steve Albini in versione pop?). Nel pathos di The House That Heaven Built riecheggia qualcosa di springsteeniano. Continuous Thunder non aggiunge nulla al repertorio, tranne un indicativo ritornello: “singing out loud/ (like continuous thunder)”. Appunto. Nell’immediatezza di queste note e di questa voce si rispecchia l’urgenza della gioventù. Un bel sottofondo per feste o viaggi in auto attraverso la notte. E non venitemi a dire che non è musica utile.