Eccoli, scongelati dopo 30 anni e pronti in tavola per essere gustati o disgustati, dipende dai punti di vista, ovviamente. Maltempo dei SORELLA MALDESTRA è infatti proprio come la pasta scaldata, con un gusto diverso rispetto a quando appena sfornata. E grazie al cielo che i 20 anni me li sia scordati da un pezzo ma non vi è nota di questo disco che non abbia previsto con almeno due o tre battute in anticipo anche se il maquillage sonoro rispetto a Cadavere c’è, e si sente! Qualcuno ne esalterà la preziosa verve fedele al passato (ecco passato, appunto!), qualcun altro ne plaudirà gli aulici giambi di dissennata memoria ma qui non siamo in Inghilterra e non è neanche il 1977. Sentire cose tipo “…becca la vecchia e dalle un metro di cazzo!” o “…sono più contento quando sto al volante con la birra al vento…! vanno aldilà dell’essere contro il sistema intriso di bigottismo puritano residuato dell’indrottinamento cattolico di cui gi italiani sono, me compreso e mio malgrado, pregni. Così come vanno aldilà del puro diletto di far caciara in cantine fumose come ci ricordano i preziosi anni ‘80. Piuttosto, somiglia più alle trash-stories di Trainspotting di Welsh o del più recente Ex Drummer. Sembra persino specioso parlare di valore dell’emittente e significato del messaggio (chi mastica un po’ di comunicazione sa a cosa mi stia riferendo) ma non riesco a restar calmo quando il grottesco di taluni esperimenti elettronici mi prende tanto da sentirlo sì attuale ma anche mortalmente noioso. Come altrettanto noi(o)se credo siano le conventions in cui i nostri danno sfogo delle loro sagacie, dove la sobrietà può esser vista come una malattia. Bene, di certo, credo che moralizzare sia l’ultimo dei miei propositi e non avrei voglia di abboccare alla loro provocazione, ma capitandomi questo disco tra le mani..? Di contro c’è che in qualche modo il suo ascolto astrae (e non poco) dalla merdosa realtà (oddio che sia contagioso?) ed il qualunquismo dei testi quasi ti coinvolge. Loro punto di forza è proprio l’essere staccati da una linea temporale che li faccia arrugginire o li renda decontestualizzati storicamente. Parlare di cazzi, fighe e pompini (piuttosto che del potere in generale) è assolutamente senza tempo, ma qui non siamo di fronte ad una manciata di bimbominkia purtroppo.
Ma venendo alla musica.
Dopo le prime sfuriate punk dai soliti tre accordi (quasi non ne avessimo sentito in abbondanza da Misfits et similia) s’innesca una miccia heavy-metal che ha il suo detonatore nella power ballad “pompa funebre”: una necrofila fellatio innerva una pregevolezza narrativa degna del paese che rappresentiamo che oltre a navigatori e santi spaccia per l’appunto poeti. Seguono i soliti “cazzo e vaffanculo” conditi con organoni ed assoli schitarrati che divertono solo loro, i Sorella Maldestra, più un nugolo (piuttosto nutrito, spero) di nostalgici ultraquarantenni ed emuli bacati punkabbestia. A sorpresa, m’avvedo dell’illuminante coda dell’ultima traccia “tu ed io”. Un collage sonoro di indiscutibile valore…ma ho già deciso che i SM non fanno per me. Ho letto che il punk nostrano tra i ’70 e gli ‘80 avesse qualcosa da dire rispetto a quello nativo british. Bene era ingiallito il foglio così come i miei ricordi . Apprendo, infine, con gioia che tali talentuosi musici ci delizieranno con altre cose anche negli anni a venire (e poi dicono che l’industria discografica sia in crisi). C’è chi li ama e chi li odia, direi che dovendo scegliere, preferisco di gran lunga stare in mezzo, tanto mi suonano inutili.