“Nihilist suicide pop”, è questa la definizione, in tre semplici componenti simboliche che, gli Spiritual Front, affermata formazione Romana dal crescente successo internazionale, danno della loro musica o, meglio, diedero. Una definizione bizzarra e affascinante rimarcata oggi, con l’uscita di Rotten Roma Casinò, dalla perfetta coerenza del concetto malinconico di “Suicide” e dal gusto “pop” delle nuove composizioni, meno evidente il nichilismo, in una band fortemente romantica che, tuttavia, non fa peccato a sognarsi così, visto il profondo radicamento alla scena Wave storica. Reduce del positivo riscontro Europeo, del prestigioso passaggio nella trasmissione tedesca WDR Rockpalas, gli Spiritual Front sembrano essersi affrancati quasi completamente dal NeoFolk; Rotten Roma Casinò è un album molto prodotto, curatissimo negli arrangiamenti, concepito da Simone e compagni come un classico contemporaneo, questo si sente ed è evidente fin da subito, o quasi. Scrivo “quasi” perchè la prima traccia, completa di video vitalistico-sensuale e super-patinato, farebbe pensare ad un lavoro assai più piano e Mainstream del reale, in realtà, saremo lieti di definire Darkroom Friendship fondamentalmente uno scherzo, un tributo alla poetica bisessuale un po’ promiscua del frontman, il resto dell’album attraversa invece un territorio compatto, dalle molteplici declinazioni (specie parlando di influenze), ma comunque coerente e ottimamente sviluppato. Sad almost a Winner è una ballata romantica dall’incedere epico e decadente tutta giocata attorno ad una atmosfera, si tratta del secondo brano completo di videoclip, un videoclip molto diverso dal precedente, idealmente ispirato a Fassbinder. C’è tutto il patetismo di una storia privata, animata da caratteri perduti come i sentimenti di cui si canta, si delinea allora il primo fantasma, quello di Morrisey e degli Smiths, forse la prima ispirazione dei romani, quanto meno a livello poetico.
Gli episodi interessanti non mancano, My erotic sacrifice è probabilmente il pezzo migliore dell’album, sono le aperture a stupire, quelle di una band incredibilmente tagliata per la melodia, quì declinate ad un pop britannico distorto che richiama i Gene come gli Strangelove e si chiude in un’amalgnama di voce e chitarra ad evocare (inconsulto?) i Coldplay di Low Bolo. Kiss The girls and make them dye cambia sostanzialmente direzione e porta l’atmosfera nel territorio della rivisitazione-cabaret già, diversamente, attraversati da Cinema Strange e Dresden Dolls ma non manca di aprirsi sulle consuete linee malinconiche degli Spiritual Front, un punto focale del progetto, non stupisca, dunque, l’evidente parallelismo fra la linea vocale di questo brano qe quella di Darkroom Frienship, si tratta di un raccordo, della redenzione della prima, eccentrica, composizione. The days of angers introduce una seconda influenza dichiarata, Morricone e Rota (senza contare il delinearsi di altre due illustri influenze, Tuxedomoon e Psychedelic Furs) è invece in German Boys che i romani si mettono a giocare con una oscenità vagamente marziale e recuperano gli smiths nell’interpretazione.
Proprio la voce è l’elemento più interessante di Song for Jonny, trattata, rituale, come nel celebre inizio di capolavoro come Catastrophe Ballet, il tutto limitato ai momenti di resa atmosferica, Cold love on a Cold coffin pare una dichiarazione d’amore (e d’intenti?) a Nick Cave (quello di My sorrowfull Wife) e a Tom Waits ma non manca neppure la reverie sadomasochista di Bare Knuckle Boy. Altro pezzo degno di nota è Overkilled Heart, in collaborazione con Sonja Braushose, un pezzo romantico e passionale che rende perfettamente la dimensione di moderno classico di cui parlava il frontman. In fine, ci si può sbilanciare, scrivere che la maturazione degli spiritual Front, già abbastanza evocata grazie ad Armageddon Gigolò, è giunta ad un punto di svolta (God Forgive me if I tell you how to hide it.)
Il DVD contenuto nella prima versione limitata dell’album chiama in causa Majakovskij, Pasolini e Pavese. Un qualunque testo di Dark entries nei primi ’80 sarebbe sembrato più affine alla poetica vitalistico-violenta di un maestro come Pasolini, eppure, non è un male il romanticismo “Rotten” degli Spiritual Front, la poetica dei romani, in fondo, non è che un riflesso della disperata ricerca di personaliltà, di verità, dell’uomo contemporaneo, un uomo con un nuovo, inconsueto, dramma in più, una imbarazante purezza persino nell’estasi dalla più becera Dark Room, del più marcio Casinò romano.
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