19 artisti per un paese migliore? Questo è l’interrogativo con cui ci si avvia all’ascolto de “Il paese è reale”, compilation fortemente voluta e curata dagli Afterhours, foriera delle solite sterili polemiche pre e post Sanremo. Un interrogativo che pone qualche problema, caricando di significati ideali un album che evidentemente non si può affrontare solamente sul piano musicale. Tuttavia, si mancherebbe ugualmente il bersaglio se si volesse leggere questa raccolta come una sorta di manifesto programmatico di una ‘scena’ che non c’è (o che almeno fino adesso si cerca senza trovarsi). La tensione e la bellezza di questo disco si gioca tutta tra i poli dello slancio ideale che l’ha partorito e un acuto senso della realtà che tiene al riparo da qualunque ottimismo o intento autocelebrativo. Amore e rabbia soprattutto, dove critica, trasgressione e fierezza da ‘altra italia’ si danno solo se accompagnate da pari dose di disillusione. E così “Il paese è reale” non si accontenta di chiamare a raccolta molti tra i nomi migliori del panorama italiano ma, proprio grazie alla tensione sprigionata da quel grido di rabbia che brucia tutto nel momento stesso in cui si alza per strozzarsi di fronte alla propria impossibilità, mette in fila alcune delle più belle canzoni ascoltate negli ultimi anni. Un filo rosso che unisce tutte le partecipazioni del progetto e che spesso si lascia scorgere tra le pieghe dell’album, poco importa se attraverso la ruvidezza de Il Teatro Degli Orrori e la brutalità degli Zen Circus oppure con la delicatezza dei Mariposa. L’inizio lascia senza fiato. Aprono gli Afterhours (fammi far solo qualcosa che serva… dir la verità è un atto d’amore fatto per la nostra rabbia che muore), prosegue Paolo Benvegnù con una canzone che non fa prigionieri (se non vivi per paura di dover morire… perché non credi a niente?) e Marco Parente (ciò che dico può bruciare da un momento all’altro). Dente conferma lo stato di grazia messo in bella mostra con il nuovo disco (dai l’acqua alla pianta dei sogni… che intanto io accendo il camino)così come Cesare Basile conferma ispirazione e classe infinita (…e avevi tutto l’amore nel pugno… e il peso scarso della tua morale). Non inferiore anche il contributo portato dai brani cantati in inglese (Disco Drive, Settlefish, Beatrice Antolini e A Toys Orchestra tra gli altri) per un disco al di là di ogni (mia) più rosea aspettativa. Cuore e cervello oltre l’ostacolo. E la risposta alla domanda iniziale è assolutamente SÌ.