Esce il 24 aprile il full lenght di debutto di Alex Delivery, quintetto Newyorkese arruolato nel roster Jagjaguwar; sei tracce di musica espansa, per durata e intenzioni. I Can di Future Days possiedono un’intera traccia (la numero 5, Sheath-Wet) mentre il cut-up selvaggio che si incunea su tutto il resto gioca proprio su progressivi slittamenti della citazione. Tant’è, nelle prime ricognizioni critiche si leggono note esaltanti, che tendono a stigmatizzare Alex Delivery nel limbo del “genio” per una supposta capacità di saltellare tra space rock, euro dance, krauti psichedelici, micromusic e verseggiare depressivo. Si rischia di rimaner delusi da un’altrettanto supposta furberie colta che svela il trucco proprio quando il meccanismo, per concisione maggiore, comincia a funzionare o a mostrare la corda, dipende dai punti di vista ovviamente. Jehovahkill è lontano, datato probabilmente, ma un brano come Komad, posto in apertura e ascoltabile dal profilo myspace della band ha più di un debito con la splendida Poet is priest.. che preferiva la visione pagana alla cultura. You don’t need eyesight, you need vision recitava uno spot per una nota consolle videoludica. Nel mezzo folk balcanico, i soliti Flaming Lips, e Van Dyke Parks. Chiude una traccia intitolata Vesna, che nel gioco di riflessi si riallinea nelle strategie della confezione orchestrale. Star destroyer è distribuito in italia da Wide Records.