I tredici bozzetti raccolti da Angelica Lubian nel suo esordio full lenght si consumano con velocità e apparente leggerezza, la precisione e la maturità degli arrangiamenti curati dalla stessa Angelica insieme a Simone Sant (già con F.R. Luzzi) contribuiscono alla costruzione di piccoli oggetti immediati, lucidi, sfrontati, sviluppati entro il recinto fragile tra pop e immediatezza letteraria. Una facilità d’ascolto legata anche alla voce potente e cristallina di Angelica che una volta trovata la sua aderenza, spiazza con un tracciato perturbante che attraversa tutti i brani dell’album. Il power pop di “Mercenaria” scivola via snocciolando liriche di fiele e apre la porta ad un mondo sonoro fatto di contrasti e frizioni. E’ possibile farsi ingannare dall’incedere estivo di “siffatta creatura” o dallo Swing à la Caputo di “roba deperibile” o ancora da una traccia contagiosa come “lo spazzolino”, che ha quasi un ruolo di sintesi all’interno del mondo sonoro della songwriter Friulana; un inganno piacevole capace di gettarti in faccia tenerezza, violenza e feroce ironia senza far troppo rumore. Se il volo notturno di Donald Fagen penetra in un tessuto pop-rock marcato, lo fa con quella facilità post-moderna che spara fuochi d’artificio pop come tasselli di un’arte combinatoria per cui occorre semplicemente lasciarsi andare come se fosse la prima volta. Ripesco la saliva che mi hai sputato in bocca, ci farò del fango / Quasi cadaveri le statue inerti impotenti / Pesante terra secca nera sgretolarsi in mano / oggi per te la mia mano è un’ingorda mercenaria sensibile solo al tatto dei soldi / l’agognato trofeo da esibire, furbescamente succhiare tutto da lei; un cut-up del mondo poetico di Angelica, la cui ambiguità è la stessa di una certa stagione d’autore della musica Italiana che trovava linfa nel movimento tra leggerezza e ferocia; come dovrebbe essere la forma di un racconto popolare.
le foto di questo articolo sono di speranzacastillo.com