Frontiera è il disco d’esordio del trio lombardo Bancale, una formazione che vede la preziosa collaborazione dell’eclettico musicista Xabier Iriondo. Un approccio musicale che volge su infinite spiagge di noise blues che non disdegnano sbirciate folk. I suoni sporchi e dilatati delle dieci tracce confessano, senza mezze misure, una musicalità priva di sponde, che spazia libera sulla scia dei fraseggi chitarristici pesanti come macigni. Il modus operandi dei Bancale, che vede il frontman Luca Vittorio Barachetti unico autore delle liriche, è una sorta di scissione tra la linea vocale e quella musicale, una percezione distinta fra il tappetto strumentale, che funge da vettore e colonna sonora, ed il cantato che, sostanzialmente, non è altro che un trascinante reading che porta alla memoria i Massimo Volume. Incisioni ricche di atmosfera trascinano nelle oscure e tese note di visioni letterarie, liberamente ispirate da opere di Cesare Pavese, Breece D’J Pancake, con l’ omaggio a Pier Paolo Pasolini in Cavalli, dove la stesa voce del poeta italiano, s’intreccia alle note ruvide dei Bancale. Le tappe di questo prodotto presentano aspetti rumoreggianti che si mescolano a campionature elettroniche, tipiche del bagaglio musicale di Iriondo, fraseggi dissonanti che caratterizzano il mood complessivo di questo torbido full lenght. L’andamento regolare del disco ha una battuta d’arresto quando s’incontra Corpo, l’incisione più decisa dell’intero pacchetto che vede il picco compositivo nell’ending track, Suonatore Cielo, in assoluto il componimento più identificativo di Frontiera. L’ascolto sommario risulta non facile, sebbene si tratti di un opera di spessore, alcuni tratti si delineano troppo poco accessibili, un ermetismo che giova agli amanti del genere ma che allontana gli ascoltatori occasionali e distratti. Resta il fatto che questi musicisti bergamaschi sono riusciti nel loro intento: musicare a dovere un frangente poetico.