Il floppy disk è già finito nel dimenticatoio, soppiantato da supporti ben più evoluti. “Floppy Disk”, esordio sulla lunga distanza del siciliano Barbagallo, già con i Suzanne’ Silver e ora leader degli ottimi Albanopower, merita invece un posto nella memoria. Sia perché ci spinge a considerarlo come il primo passo di una promettente carriera, ma anche perché già oggi può essere annoverato tra i migliori dischi di questo 2009 in Italia.
Il giovane siracusano (solo 25 anni) dimostra infatti lungo le 11 tracce contenute nel disco una maturità ed una cultura musicale quasi sbalorditive, specialmente nel panorama italiano, spesso ridotto a copia di ciò che avviene l’anno prima oltreoceano o oltremanica. Il risultato sono 40 minuti che giocano con il pop, sporcandolo di psichedelia, folk e sperimentazioni di vario genere. L’influenza maggiore può essere rintracciata nel genio visionario di Syd Barrett, il cui fantasma aleggia su buona parte dei brani, dove la melodia si incontra e si sposa perfettamente con dei lampi acidi e freak. L’esempio migliore è l’accoppiata finale, composta da 2 brani concatenati: il primo, “Little Island”, ci porta in territori pop aciduli e quasi blues; il secondo, “French Road”, ne rappresenta la coda, ripetitiva e quasi inquietante, che ci trascina per quasi quattro minuti in lande lisergiche.
Ogni brano ha comunque qualche segreto da rivelarci, con passaggi o momenti melodici di assoluta qualità. “Yolkrise” è puro pop beatlesiano; “The Motion” mescola country rock alla Neil Young con le moderne stramberie weird-folk di Devendra Banhart e soci; “Pale Purple Sky” sembra una versione sghemba delle ballate dei Wilco; “Cold Shiver” è invece un riuscito tentativo di far deviare melodie indie-pop a base di synth verso lidi psichedelico-orientali (provare per credere). In pratica, una vera e propria festa per chi cerca ascolti coinvolgenti e non banali, in equilibrio tra passato e futuro.