martedì, Novembre 5, 2024

Belle And Sebastian live @ Alcatraz, Milano

È praticamente impossibile parlare dei Belle And Sebastian senza coinvolgere sentimenti ed emozioni, dato che Stuart Murdoch e compagni hanno costruito gran parte delle loro fortune sulla capacità di intercettare e descrivere in maniera perfetta la vita di molti di noi, portando in musica i battiti del nostro cuore, i pensieri più malinconici, le delusioni e le piccole rivincite.
Un concerto della band scozzese non può quindi che essere un coacervo di ricordi più o meno lontani che si accavallano, che trovano pacificazione attraverso la musica o che si ripresentano prepotenti, richiamati alla mente di volta in volta dalla canzone suonata in quel momento.
Come si può dunque scrivere un report su un live degli scozzesi senza dare spazio a ciò che si è provato prima, durante e dopo quelle due ore di musica fantastica? È possibile in questo caso attenersi alla semplice cronaca/critica musicale?
È possibile, certo, ma è assai difficile riuscirci, quindi nelle righe seguenti qualcosa di personale salterà sicuramente fuori: ignoratelo, se volete, altrimenti immergetevi nelle mie sensazioni e nei fatti miei.
Ore 21.30 di un bel giovedì primaverile, Milano, Alcatraz. Salgono sul palco i Belle And Sebastian, di ritorno nel capoluogo lombardo a distanza di 5 anni, dopo gli anni di “pausa di riflessione” e la reunion con l’album Write About Love. Ad attenderli c’è un locale pieno, un pubblico composto per lo più da trentenni (o giù di lì), gente che ha vissuto gli anni migliori del gruppo di Stuart Murdoch e che si è fatta accompagnare nell’adolescenza e anche dopo dalle meraviglie pop made in Scozia. Tra loro c’è anche il sottoscritto, folgorato in gioventù da quel capolavoro che risponde al nome di The Boy With The Arab Strap e finalmente presente ad un live della tanto attesa band, accompagnato da un paio di amici con la A maiuscola, quelli con cui si canta La dura legge del gol degli 883, per intenderci. Il primo brano è I Didn’t See It Coming, uno dei migliori dell’ultimo disco, un bell’esempio di pop a cavallo tra classicità e presente, reso in maniera un po’ più ballabile rispetto alla versione su disco; subito dopo arriva il primo grande classico, I’m A Cuckoo, e la felicità mista a malinconia si impossessa definitivamente del pubblico, che da quel momento non può che lasciarsi trascinare da un gioiosissimo Stuart e dai suoi compagni. La scaletta pesca da tutti i dischi, con puntate negli anni ’90, a partire da My Wandering Days Are Over, fino all’attualità, con I Want The World To Stop, sempre all’insegna della qualità e della voglia di far divertire. Poi arriva Fox In The Snow, la canzone che ti fa tornare in mente quella ragazza che qualche anno fa ti ha spezzato il cuore e che ti piaceva per i suoi gusti musicali, oltre che per i suoi occhioni, e anche Legal Man, che invece ti fece innamorare di Isobel Campbell, l’inizio di una storia che al contrario continua ancor oggi. E ancora I’m Waking Up To Us, fantastica breaking-up song in cui almeno una volta tutti si sono ritrovati, e una serie finale di pura genialità pop: The Boy With The Arab Strap, con quattro fortunati pescati dal pubblico e portati sul palco a ballare con Stuart, seguita da If You Find Yourself Caught In Love (che fai in tal caso?) e Simple Things, prima della canzone più desiderata da chi scrive, quella Sleep The Clock Around che si dilata fin quasi a rendere eterna la perfetta melodia che la contraddistingue. A quel punto i bis sono un bel corollario, con The Blues Are Still Blue che gioca con i colori e una inaspettata Me And The Major, per una chiusura di classe.
Alla fine è un trionfo, ed è giusto così, per una grande band capace di incidere sulla vita di molti, con un disco, una canzone o un concerto come quello di Milano.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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