Messa da parte l’avventura Franklin Delano, Paolo Iocca e Marcella Riccardi danno vita a Blake/e/e/e, progetto che di quella esperienza si porta in dote un suono di matrice country, folk e rock, ma soprattutto una maturità che gli consente di giocare con i modelli americani di riferimento con una credibilità e una confidenza più unica che rara nel panorama italiano. Poi ci sono le novità, a cominciare da Egle Sommacal alle chitarre e Mattia Boscolo alla batteria, per arrivare a un suono rinnovato, più audace e sfaccettato, che mischia le carte in tavola e le ricompone in un quadro inedito, dove regole e tradizioni vengono puntualmente trasgredite o piegate all’esigenza di un gioco visionario e inebriante, che vince sempre anche quando passa la mano. Tutto ciò è “Border Radio”, primo album pubblicato ad ottobre via Unhip, dieci brani dove non è dato country senza pop, psichedelia senza post-punk, folk senza dub. Strano? Sì, e assolutamente entusiasmante. Una radio di confine che non si limita a cambiare frequenze o a cercarne di nuove, ma che ha il magico potere di fonderle facendole entrare in risonanza. Anche al cospetto di gruppi stranieri, raramente capita di trovarsi di fronte a un disco dove la dimensione pop, quasi sempre fieramente in primo piano, si innesta in modo così felice e critico sul piano della tradizione che l’ha partorito. L’attitudine a deviare e spiazzare si manifesta subito in apertura: Holy Dub chiama in causa dilatazioni e bassi che tornano a scadenze regolari, dove l’elemento dub è citato sempre attraverso il filtro spesso e ruvido del post-punk. The Great Rescue Episode è un folk acusticheggiante dalla melodia irresistibilmente Flaming Lips, mentre Narrow Zone spinge a riflettere sul fatto che i Fleet Foxes non siano poi così miracolosi. Apice dell’album è senza dubbio Dub-Human-Ism, nei cui dieci minuti abbondanti i Blake/e/e/e condensano magistralmente tutta la pletora di suggestioni presenti sul disco, esibendo una divertita capacità di maneggiare materia pop e suono con una padronanza che ricorda da vicino l’attitudine degli Akron/Family.
“Border Radio” è audace nel progetto e geniale nella realizzazione. Complimenti.