Chi sono i poveri cristi cantati da Dario Brunori? Forse Rosa, sposa novella quanto volubile, forse il suo amato che preso dalla fretta di lavorare scorda una mano nella morsa in fabbrica o forse il giovane Mario la cui fede devota alla sorte lo conduce fino al lampadario di casa. Poveri cristi sono tutti i personaggi raccontati nell’ultimo lavoro di Brunori Sas, (Vol. 2 – Poveri Cristi), protagonisti umani, troppo umani, calati nelle vicende di tutti i giorni e alle prese con uno tra i più annosi crucci filosofici: vivere. Come per l’album d’esordio, Vol.1, Brunori mantiene intatta la capacità di restituire dei tableaux vivants sospesi nel tempo, scorci felliniani di piccole storie in altrettanti piccoli comuni e luoghi, istantanee di vita messe a fuoco da prospettive che non risultano mai banali o scontante. Con antagonismo nei confronti dei facili piagnucolii, il cantautore cosentino da prova di indubbia abilità stilistica. Se è vero che poveri cristi sono uomini e donne di tutti i giorni allora devono essere le “cose” di tutti i giorni a cadere nel cerchio di luce; ed ecco che due non più amanti non ancora amici si ritrovano a Firenze bevendo del bianco Sarti, che andare all’Ikea provoca una tristezza immane e la Madonna di Pompei è piazzata sul cruscotto della centoventisei. I temi topici della scrittura di Brunori vengono riproposti sebbene le strofe si facciano meno contorte e le narrazioni siano condotte dall’esterno senza per questo perdere d’immedesimazione. E così le tribolazioni lavorative che affollavano Come Stai, compaiono lette in terza persona nelle situazioni di Rosa e nell’esigenza di cercare altrove “Busta paga, contributi, documenti e codice fiscale”, o nella ballata amara de Il Giovane Mario così sommerso dai debiti da poter fare i conti solo col solaio. Una domenica notte pezzo sillabato dai tasti del pianoforte per cantare il piacevole senso di quotidianità dato da un amore ormai domestico (forse quello stesso iniziato il 31 di agosto di Guardia ’82). Due anni passati in tour hanno portato alla consegna di dieci canzoni lievi e piene di sonorità italiane; si possono cogliere analogie col timbro vocale di Rino Gaetano (Rosa ne rappresenta un degno tributo nel sound), l’ironia alla Lucio Dalla in Tre capelli sul Comò e la poetica intima di Graziani. Il disco è ben articolato, molto fluido nell’ascolto, curato negli arrangiamenti così come nei suoni che beneficano dell’intervento della band e delle collaborazioni con Dente e Dimartino che duettano rispettivamente in Il suo sorriso e Animal Coletti. Brunori è in grado di carezzare tutti coloro che vorranno fermarsi per un’istante e gustarsi i sapori salini, talvolta aciduli ma mai insipidi, delle sue storie.