martedì, Novembre 12, 2024

Bundamove – Da Funk Machine (Goodfellas Records, 2011)

I Bundamove sono Manu Pagliara “Manufunk”, Marco Calabrese “DonSkal”, Mike Minerva, (rispettivamente chitarra, tastiere e basso di Roy Paci & Aretuska), Antonio De Marianis “Dema” (batterista degli Steela), Alessandro Nocco al sax e Gabriele Blandini alla tromba. Nel dicembre 2009, spinti dalla comune passione per la musica black- funk, decidono di dare vita al progetto Bundamove. Il nome è composto dal sostantivo portoghese bunda (sedere) e dal verbo inglese move (muovere), richiami espliciti alle peculiarità dance della band. I componenti vengono da esperienze e background musicali differenti (reggae, ska, jazz e dubstep), ciononostante sono riusciti a trovare una linea comune fra universi, almeno apparentemente, molto distanti. Fondamentale, come dicono loro stessi, è il suono anni ’60 della batteria, attorno alla quale sono costruite le fortune del disco e del gruppo.  L’idea alla base è accattivante e ambiziosa: prendere classici del rock e trasformarli, senza per questo mancare di rispetto alle versioni originali. Non siamo in presenza di cover classiche o riadattamenti, le canzoni in questione vengono completamente stravolte. Il risultato ottenuto ha la forza di una vera e propria funk machine, caratterizzata da beat e groove potenti e coinvolgenti. Si parte con la rivisitazione di Bulls on parade dei Rage against the machine, la seconda traccia (e singolo) è Roadhouse Blue (ribattezzata Roadhouse funk) dei Doors, riletta in chiave  acid jazz. With my own two hands, remake del brano di Ben Harper, è l’unica eseguita seguendo diligentemente le linee ritmiche dell’originale mentre Money dei Pink Floyd si fa notare per un uso deciso del basso e dei fiati. Smooth Criminal è il pezzo bomba del disco, con il suo ritmo ripetitivo e ossessivo, ottimo per scatenarsi sulla dancefloor, I Shot the sheriff mantiene il classico beat in levare della musica roots mentre il brano conclusivo, Whole lotta love, è impreziosito dalla voce di Marta de Giuseppe. La traccia debole di Da Funk Machine è forse il rifacimento di Killing in the name of, che risulta un po’ svuotata della carica incendiaria dell’originale. Se l’obiettivo dei Bundamove era far ballare, ci sono riusciti in pieno: le sonorità sono attraenti, seducenti e maledettamente sexy. Il disco è un giusto omaggio alle melodie rese famose da personaggi come James Brown, Maceo ParkerGeorge Clinton. Il merito va alla bravura tecnica dei componenti e all’arrangiamento collettivo, importantissimo quando di mezzo ci sono idee e retroterra musicali differenti.

Emanuele Pagliara “Manufunk”: guitar | Marco Calabrese “DonSkal”: Sinth & Klavinet | Mike Minerva: bass | Antonio De Marianis “Dema”: drum | Alessandro Nocco : Sax | Gabriele Blandini: Trumpet | Registrato da Marco D’agostinis e Fabrizio Giannone at Sudestudio (Campi Salentina, Le) | Produttori esecutivi: Gabriele Blandini, Manu Pagliara

Andrea Quadroni
Andrea Quadroni
Andrea Quadroni, 27 anni, millanta origini austriache e un passato da suonatore di basso. Nato a Como, vive in un paesino alla periferia del mondo civile. Al liceo si pettinava con il sapone di Marsiglia, ha studiato tra Milano e Parigi e si è laureato da poco in storia. Scrive di musica, cura scrupolosamente i suoi baffi biondi-rossicci e ama ripetere con orgoglio “I saw Pulp live”.

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