I camera 66 sono attivi dal 2003 e riescono a produrre il loro primo lavoro circa un anno dopo, presso il Natural Head Quarter studio di Ferrara; nessuna fretta di partire è un album di nove tracce e con la durata fluviale di 66 minuti. Da questa produzione all’imminente in sospeso intercorre un tempo lungo fatto di concerti (in supporto a band come Jennifer Gentle, Three In One Gentleman Suit, Zen Circus, Giorgio Canali & Rossofuoco, Le Luci della Centrale Elettrica, My Awesome Mixtape, Flat, Juxta Brunch, Quinto Stato, Sorelle Kraus).
Aprile 2007, stesso studio, stesso staff; risultato, le dieci tracce di in sospeso; approccio teatrale alla versione Italiana del rock strumentale. Chiamatelo come volete, riferitevi a modelli che annegano in una memoria ormai lontana, pensate pure che tra il Tyondai Braxton di History that has no effects e gli effetti della storia di John MCentire non esista un abisso incalcolabile, o che l’Ennio Morricone del periodo “cometa” non abbia influenzato nessun postrocker algebrico. In Italia si assiste ad una strana revanche del rock strumentale o comunque contaminato con una propensione a trasformare la parola in tessitura (Dilatazione, Yellow Capra, Urania, gli stessi Offlaga che hanno semplicemente più culo e meno intuizioni). Confrontare è una questione legata semplicemente al corpo e al gusto, per cui, fuori da qualsiasi retorica storicocritica, tracce come Effetto di risonanza e piano (per distorto), sorprendono per qualità evocative e cultura strumentale che trascolora dal funk all’ambient più liquida; più in generale, il lavoro dei camera 66 seduce se si ricerca l’epifania nel frammento e scivola un po’ via nel risultato complessivo. Per ascolti, profilo ufficiale myspace da questa parte.