I Carneigra pubblicano il loro quarto album in studio, Fumatori della sera, un lavoro in pieno stile folk. La condotta è quella che contraddistingue ogni progetto che abbraccia il folcloristico: melodie leggere e orecchiabili con accorgimenti, in questo caso, di un jazz timido ma presente. Mandolini, chitarre e pianoforte legano l’intera proiezione di questo fatturato, che evidenzia una valorosa attinenza con Vinicio Capossela. A dir il vero in alcuni frangenti l’assonanza diventa più che un semplice rimando, difficile non accorgersene ascoltando Batticuor o Mancini, brani che sembrano estrapolati dall’album d’esordio di Vinicio, All’una e trentacinque circa. L’acrobata invece si scosta leggermente dal resto, proponendo un profilo jazz in stile ballad, che ricorda molto i cenni di Paolo Conte. Brani che tuttavia si distinguono per l’immediatezza che riescono a diramare, fortemente segnati da un ritaglio testuale ironico e, senza dubbio, di facile assorbimento. Una musica popolare che consacra i sapori della nostra terra, in un fantomatico viaggio a bordo di una carovana che non propone soste. L’originalità non è di certo il baluardo di Fumatori della sera, un disco che non dichiara particolari volontà innovative bensì un invito ad essere apprezzato per i suoni e il prospetto di arrivare ad un pubblico sempre più vasto e intergenerazionale, con un folk irriverente e alla portata di tutti.