I Cayorosso sono una band la cui contaminazione musicale unisce rock ed elettronica a sonorità che attraversano dub, punk, latino americano e drum’n’bass. I vocalist, Tommy Chemeri e Miguel Snayder, formano un duo italo-cubano dove l’humus dell’underground musicale italiano si fonde con la tradizione latino-americana alla ricerca di una nuova identità culturale.
In occasione della quarta edizione del Rock Attacks Chiantishire
(Venerdì 13 giugno 2008, ore 21, Greve in chianti, ingresso libero) abbiamo fatto due chiacchere con Tommaso Chemeri storico vocalist di una delle più interessanti band del panorama underground fiorentino.
La prima domanda che ti farò è forse la più ovvia, ma per dovere di cronaca te la devo fare… Perché Cayorosso?
Quando venne fuori questo nome c’erano delle motivazioni politiche dietro. Cayo in spagnolo significa piccola isola, rosso è il riferimento al colore politico. Il riferimento storico è la battaglia della baia dei porci tra Cuba e Stati Uniti che nel 1961 cercano di riportare l’isola sotto la propria sfera d’influenza.
Nel momento della fondazione della band la convinzione politica era molto forte.
Chi siete? Da chi è composta la band?
La band è composta da 7 elementi.
Alla batteria c’è Donald Renda, al basso Leonardo Dolfi, dj Alberto Tucci, tastiere e sinth Tommaso Bianchi, Giacomo Morandi alias Paco alla chitarra ed infine io e Miguel Snyder alle voci.
Parliamo un po’ della vostra proposta musicale, sulla vostra biografia si legge nasce dalla fusione dell’ underground musicale italiano con la tradizione latino-americana. Non mancano incursioni nel rap, nel rock e nel crossover. Ci racconti un po’ com’è nato e come si è evoluto il vostro sound?
I Cayorosso hanno iniziato suonando combat folk. La formazione da quando siamo partiti è cambiata più di una volta e questo ha fatto si che il suono si rinnovasse in maniera abbastanza naturale.
Nei Cayorosso di oggi ci sono influenze musicali molto disomogenee, c’è chi viene dal punk, c’è chi viene dal metal, c’è chi viene dal latino, chi dalla house e dalla tecno. Da parte nostra non c’è mai stata la volontà di fare un genere ben preciso, anzi l’idea è sempre stata il contrario, facciamo ciò che ci piace e non badiamo troppo al genere musicale.
Questo ha rappresentato da un certo punto di vista un vantaggio perchè comunque conferisce una certa varietà ai nostri lavori, da un altro punto di vista invece questo rappresenta uno svantaggio perché sai benissimo che in Italia le cose sono molto settoriali… le stesse riviste che ti fanno le recensioni se non sanno in che categoria metterti vanno in paranoia!
Io mi sono sempre definito crossover, il cambiamento dal folk al rock c’è stato perché all’epoca ci rendemmo conto che per fare il combat folk mancava uno strumento che ci potesse caratterizzare in quella direzione.
L’ arrivo del cubano Miguel Snyder 5 anni fa ha fatto il resto. Si tratta di un artista che viaggia su metriche vocali completamente diverse dalle nostre e sicuramente anche questo contribuisce a rendere la nostra proposta musicale così variegata.
Dall’anno di nascita della band (1994) fino ad oggi tanta gavetta e due album prodotti in collaborazione con l’etichetta sugar/about rock, uno si chiama “Tempo Stabile” ed è uscito nel 2005, un altro si chiama “Cayorosso” ed è uscito nel 2007. Ce li vuoi raccontare?
La realizzazione di Tempo stabile è stata un flash.
In quell’ anno eravamo sull’orlo di una crisi di nervi, non riuscivamo a trovare uno sbocco da nessuna parte. Poi è successo che per scherzo ci siamo iscritti al Tim Tour pensando tra l’altro di non essere neanche presi in considerazione. Alla finale di Milano arrivammo secondi ma il gruppo che aveva vinto rinunciò al premio (contratto discografico con About Rock) dal momento che uno dei due cantanti di quel gruppo era il vocalist dei Medusa.
About Rock chiese l’esclusiva alla band vincitrice e loro non poterono dargliela dal momento che avevano dei progetti musicali già molto avanzati con altre etichette. Noi invece accettammo. A quei tempi avevamo una decina di pezzi finiti, li facemmo sentire ad About rock e loro decisero di prendere noi dal momento che eravamo arrivati secondi al concorso.
Tempo stabile è un disco molto elettronico, un prodotto abbastanza buono ma forse un po’ troppo freddo e preconfezionato dove i musicisti interagivano su basi precostituite.
In Cayorosso (il nostro secondo disco) questo non succede, i pezzi vengono concepiti per essere suonati dal vivo senza troppe complicazioni. Si tratta infatti di un disco molto più scarno dal punto di vista elettronico, un prodotto in cui gli strumenti sono predominanti e dove l’ elettronica è stata aggiunta solo in un secondo momento come contorno.
La registrazione doveva valorizzare le capacità tecniche dei musicisti che però dovevano anche essere facilmente riproponibili dal vivo.
Prima abbiamo parlato del vostro sound adesso invece mi piacerebbe farti parlare un po’ dei vostri testi. Di che cosa parlate nelle vostre canzoni?
Nei nostri testi c’è una forte propensione al sociale. Il nostro primo disco è in realtà un disco più intimista rispetto al secondo dove invece cerchiamo di descrivere quelli che sono i nostri tempi. Certamente difficili per gli uomini comuni.
Si tratta di un ritorno alle origini per ritornare un po’ a quei temi scottanti come la vita su un cantiere o in una fabbrica. Inizialmente quando vennero fuori questi contenuti eravamo un po’ spaventati di annoiare la gente. Oggi si guarda alla politica e al sociale con una forte disaffezione. In realtà questa è la nostra natura, non ti puoi violentare più di tanto, questi sono i nostri contenuti.
La volontà è quella di non volersì mettere sul piedistallo perché poi di questo mondo facciamo parte anche noi. Sarebbe assurdo dire io so qual’è la strada perché se la sapessi la direi, la volontà però è quella di affermare che se si va avanti così si va da poche parti.
E la penisola dei famosi come sta oggi? Come la vedi questa Italia?
Purtroppo non ho una visione ottimista. Siamo in una condizione rispetto a tanti altri paesi di spaventosa arretratezza. In Italia manca la volontà di interrompere l’attività di coloro che questo paese lo stanno rovinando… penso al malgoverno, alle mafie. L’ interesse è quello di non voler cambiare le cose perché la politica e il malaffare sono un tutt’uno. Il confine non è più delineato adesso.
Non si parla solo del sud ovviamente, il polo fieristico di Milano che è grande quanto Scandicci l’hanno costruito al 90% lavoratori in nero.
Questo deve essere motivo di riflessione in un momento politico in cui si parla di lotta all’ immigrazione clandestina e poi se ne usufruisce in modo abbastanza ipocrita. Ed è proprio l’ ipocrisia che impedisce ad un paese di crescere.
Visitando la vostra pagina Myspace non ho potuto fare a meno di apprezzare il video de “La penisola dei famosi” uno degli ultimi singoli estratti dal vostro ultimo album. Nel cast spicca la presenza di Elio, di Franco Califano e di Madaski. Com’è stato lavorare con artisti di questo calibro?
In realtà è stato tutto molto inaspettato. Siamo stati noi a trovare i ganci giusti per contattare queste persone. Madaski lo abbiamo conosciuto nel 2005 a Pisa eravamo gruppo spalla degli Africa Unite al Metarock. Con enorme meraviglia alla fine del concerto nel nostro camerino c’erano 3/4 degli Africa Unite al quale piacque molto la nostra proposta musicale.
Da li nacque l’idea di chiedere a Madaski il mixaggio del nostro disco, che poi decise anche di partecipare al video con un piccolo cameo.
Il ruolo di Califano in realtà all’inizio doveva farlo Massimo Ceccherini, poi però per questioni professionali non ha potuto essere dei nostri.
T’ immagini cosa non avrebbe combinato!
Alessandro Marinelli, il regista del video, propose come “personaggio” alternativo a Massimo Ceccherini, Franco Califano. Per noi era ok.
Il problema è che il regista aveva il suo numero… ma in realtà non ci aveva mai parlato!
Lo chiama facendo finta di conoscerlo. Califano fa lo stesso e si mette d’accordo con la produzione per ascoltare il pezzo… Alla fine non solo decide di partecipare alle riprese del video, ma lo fa anche gratis!
Per quanto riguarda Elio devi sapere che il padre del nostro tastierista è il fonico di Elio e le storie Tese (Foffo Bianchi). Questo vuol dire e non vuol dire perché la canzone poteva anche non piacergli riconosco però che in questo caso avevamo una corsia preferenziale da poter percorrere.
Il personaggio interpretato da Elio nel video è quello di un presentatore di un quiz dove si vincono un sacco di soldi. Circondato da un sacco di veline Elio cattura l’ attenzione di Califano in poltrona da casa sua che interpreta invece la parte dell’ italiano medio ammorbato dalla televisione al quale interessa molto di più il quiz che la notizia della morte dell’Italia. E’ questo infatti l’episodio centrale intorno al quale ruota tutto il video.
E invece Elio? Raccontaci qualche sketch.
Elio è un artista unico. È una macchietta continua, è un personaggio che ha sempre con se una vagonata di parrucche e giacche di ogni sorta.
Nel privato quando mette via la maschera, risulta più o meno uguale a quello che si vede in televisione.
Veniamo alle note dolenti, ultimamente soffrite un po’ della mancanza di date, questo nonostante una proposta musicale che a mio avviso invece è di ottima qualità. Sei riuscito a darti una spiegazione? Mi ricordo che nello scorso autunno avete addiritura inaugurato la prima edizione di Nextech Festival…
Noi siamo abbastanza esterrefatti. Chiaramente provi a darti delle spiegazioni. La cosa più evidente è che in questo momento c’è crisi, sono tanti i gruppi che non riescono a suonare e alcuni sono molto più popolari di noi. Le manifestazioni piccole hanno difficoltà enormi a sopravvivere e sono queste le realtà su cui puntavano i Cayorosso. Purtroppo i piccoli festival stanno scomparendo.
E’ anche la scena indipendente rischia di fare la stessa fine, ti faccio un esempio.
Qualche tempo fa abbiamo mandato questo video della Penisola dei Famosi al concorso del Mei di Faenza e al Pvi di Milano. All’ interno del Pvi organizzato da Rockol il video fu selezionato tra i 20 candidati alla vittoria. Il giorno della premiazione mi trovai a sedere accanto a Simone Cristicchi e mi domandai:
Ma cosa centra Cristicchi con la musica indipendente?
Il punto è che oggi la musica indipendente per motivi economici strizza l’occhio alle major e per sopravvivere le compiace con premiazioni abbastanza discutibili ai suoi artisti. E’ vero che le grandi etichette sono diventate ormai le uniche garanti della sopravvivenza delle minor, ma così facendo la musica indipendente rischia di perdere credibilità.
Ci puoi dare qualche anticipazione del vostro live a Greve in Chianti al Rock attacks Chiantishire? Chi non vi ha mai visto dal vivo che cosa si deve aspettare da voi?
I Cayorosso dal vivo sono molto diversi dal disco. Sono migliori.
Nella dimensione live il nostro sound risulta molto potente… mi prendo da libertà di dire che nel panorama italiano non ci sono tanti gruppi come i Cayorosso, ma non come qualità ma come live set. A livello di impostazione possiamo ricordare i 99 Posse della Vida Que Vendrà però con più strumenti.