Prato è un’insospettabile fucina di erotismo musicale, Prato è la città di adozione di Paolo Benvegnù e dei suoi DDR studios, per alcuni Prato è una fogna piena di Cinesi, per chi scrive il luogo dove mangiare la miglior Pentola di Fuoco disponibile nella penisola. Prato ospita anche la musica dei Baby Blue, nati nel settembre 2004, classificati terzi alla finale del Rock Contest fiorentino organizzato da Controradio, sopravvissuti alle selezioni regionali di Arezzo Wave dove si esibiranno il 12 luglio prossimo sullo Psycho Stage, scelti insieme ad altre dodici band per suonare al prossimo Heineken Jammin’ Festival di Imola, il 17 giugno e infine, invitati a suonare al Mi Ami il 10 di giungo, alle 16:30 al Parco la collinetta. Mirko Maddaleno, Duccio Burberi, Graziano Ridolfo e la voce di Serena Altavilla danno vita ad un’impasto modellato con mani luride, di quella sporcizia che piaceva a band come i Railroad jerk; quello che è interessante dei Baby Blue, in una formula che in altri contesti potrebbe incrinarsi facilmente, è il rischio di non cadere nel calderone del postomoderno alla The Kills; a questi strappano la cassa dei Suicide, e la calpestano senza ritegno. Una traccia come River, tratta dal loro unico demo, dialoga con la Pj Harvey più mestruata e il rantolo di un Capt. Beefheart imprigionato in slow motion, mentre Ice Cream gioca con una cretineria anglosassone e la trasforma in una chimera sessuale. Semplice, scordato ed efficace.