sabato, Novembre 16, 2024

Cocoon – Where the oceans end (Sober&Gentle / V2, 2011)

Sembra ci sia una combinazione spontanea e naturale che porta a parlare dei Cocoon in toni quasi eccessivamente affettuosi. Sarà la commistione armonica tra la voce cristallina di Morgane Imbeaud e il compagno Mark Damail, saranno gli accompagnamenti musicali dagli accostamenti semplici e efficaci, fatto sta che al due francese, che si presenta ora col terzo album, vengono riservati commenti fin troppo carezzevoli. Where The Oceans End è un lavoro molto più ambizioso rispetto quello precedente. Influenzati dalla musica folk americana, dall’amore alla Sufjan Stevens e Bon Iver, i Cocoon hanno arricchito la batteria sonora ispirandosi ai temi del mare e della natura. Gli archi assumono maggiore rilevanza rispetto all’album precedente grazie anche al supporto di Dickon Hinchliffe dei Tindersticks, che mette la propria firma nel pezzo di apertura, Sushi, esasperando in modo quasi godereccio la parte degli archi. Che la natura la faccia da padrone lo testimonia anche la scelta dei titoli delle canzoni, dalla capolista Sushi fino a Dolphins. Ricamando liberamente sulle fiabe e sull’immaginario dell’infanzia, Morgane e Mark cantano la storia di una balena chiamata Yum Yum la cui silouette compare anche nella copertina dell’album che vede Mark Maggiori come curatore dell’illustrazione così come del video di Cometes. Se in apparenza sembra di prepararsi all’ascolto delle vicende di un mondo incantato e perfetto, dalle prime battute di Sushi si capisce l’errore. I Cocoon non perdono quella componente a metà tra il grottesco e il catastrofico, si ripresenta la distonia tra le dolci melodie e i racconti di un mondo talvolta brutto e violento lontanissimo da quello magico e incontaminato delle fiabe. Inizia così un viaggio lungo i sentieri della fantasia dove può capitare di inciampare in cimiteri, corpi morti o nei resti di barche distrutte e alla deriva. Le canzoni si susseguono agili esprimendo diversi umori; l’ukulele allegro che in Cometes è accompagnato da cori corposi si tramuta nelle maracas di Mother. Ballate come Dee Doo e Dolphins accelerano il ritmo complessivo dell’album, rendendolo veramente fluido nonostante la pacatezza delle tracce contenute. Oh My God è forse il brano più struggente, le parole vengono scandite in modo esasperato e ogni sillaba cantata “cade” verso il basso come se fosse zuppa e intrisa di angoscia. Ma il senso di pesantezza è subito alleggerito da Super Powers, traccia che richiama la spensieratezza di Owls contenuta nel precedente album. Il canto di Imbeaud ha intonazioni più profonde e malinconiche che ben si adattano per soddisfare le esigenze di una canzone come Yum Yum. Il percorso che il duo di Clarmont-Ferrant va definendo non è ancora del tutto chiaro, ma è certo che si stanno districando disinvolti e forse ironici a suon di chitarre.

Cocoon su Myspace

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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