Secondo lavoro per i Colore Perfetto, gruppo nato sotto l’ala protettrice di Moltheni. Ricordo come all’epoca dell’esordio le recensioni sottolineassero le evidenti affinità stilistiche con Umberto Giardini; memore di ciò, è evidente lo sforzo del gruppo capitanato dalla voce di David Pollini di smarcarsi da tali “parentele”, cercando una propria via all’interno dell’affollatissimo panorama rock italiano. Optano dunque, i Colore Perfetto, per un sound che miscela un certo rock autoriale concettualmente molto nostrano a tentazioni più ruvide e psichedeliche d’oltreoceano; bisogna però constatare come l’esito sia riuscito solo a metà. È soprattutto la prima parte del lavoro che scorre via anonima, con canzoni come L’illusione, Impercettibile, Brucia che sono indubbiamente ben suonate, ma mancano di incisività, col risultato che non si fanno ricordare nemmeno dopo ripetuti ascolti. Le cose cominciano a migliorare dalla sesta traccia; Un istante, con la sua ritmica martellante che fa da contrasto all’efficace melodia della voce è indubbiamente un pezzo che conquista, così come la successiva Come un’ombra, dove iniziano a fare capolino piacevoli spettri psichedelici dal sapore parecchio rugginoso, che si dileguano solo per fare spazio ad un refrain solare e melodioso. È proprio quando il gruppo scioglie le proprie briglie, aprendosi ad un sound lisergico, blues e dagli umori desertici che la musica da il meglio di sé; prova ne è la conclusiva 9 A.M, quasi 10 minuti fumosissimi dove sembra di sentire i Low improvvisare una jam session con un qualsiasi gruppo stoner. Sarebbe interessante osservare, in futuro, dove tali suggestioni possano portare la musica dei Colore Perfetto, ad oggi ancora troppo indecisa su quale strada intraprendere; magari, se ciò avvenisse, avremo una classica band di rock italiano in meno, ma un’affascinante creatura psych in più.
