Ha solo 22 anni Harrison Cosmo Krikoryan Jarvis, in arte Cosmo Jarvis, ma nel suo secondo disco ha già un discreto seguito a livello sotterraneo (controverso a dir la verità, per le lodi del pubblico indie e la stroncatura netta di NME). E come non prendere atto che Is The World Strange… è un disco ben registrato, ricco, direi completo, pronto per esplodere di vivacità e di eccesso. Il solito discorso della post-modernità che fa affiorare molteplici influenze che si concentrano in prodotti variegati e colorati è applicabile a pieno per questo caso. Come altrimenti spiegare il trittico Gay Pirates, Sure as Hell not Jesus e Blame It on Me ricollegabile alle brigate Pogues e la virata della title track, legata a doppio filo al metropolitano The Streets e a Lily-ragazzina-col-broncio-Allen? Let Me Out of My Head potrebbe essere un accoppiata tra Jack Johnson e il pifferaio di Hamelin, The Talking Song ricorda i Cake e Brad Sucks; e l’elenco potrebbe continuare fino all’undicesima traccia. C’è gran parte del mondo alternativo rock e pop in questo disco, riconoscibile fin dalle melodie. Le anime multiformi di Jarvis si fondano con una maestria nel suonare quasi tutta la strumentazione a disposizione (su tutti basso e ukulele). Accessibile a tutti, specie con un singolo attraente dal punto di vista lirico e musicale come Gay Pirates. Piccola pecca il trascinare troppo a lungo ogni canzone, già prevedibile dopo il trittico di cui sopra. E’ nella brevità che giace la perfetta canzone pop, dovresti saperlo Jarvis.