Ho una dozzina di cd da recensire. Pesco a caso, nel mucchio. Ne esce uno dal packaging a dir poco modesto. Copertina di carta, di quelle che di solito avvolgono i software da installare insieme alle componenti dei pc, che so, schede audio, periferiche ecc. All’ interno un cd, masterizzatissimo, con scritto a Biro:
Cotton Heads – Objects in the mirror, are doser than they appear. 8 tracce segnate sul retro della copertina. E non so altro. Mi aspetto il solito promo di ragazzi, fatto in fretta e furia in sala prova per mettere nero su bianco il lavoro fatto e per tagliare i costi di una registrazione più “seria”. Forse è stato davvero così, cerco una scheda biografica tra le altre, un foglio scritto a mano ma niente. Mentre il lettore riproduce pezzi, intensi, lentissimi e rarefatti, pochi suoni di chitarra e di oggetti. La voce sembra quella di Nick Cave che fa le cover di Nick Drake o di Tim Buckley. A volte sembra Nick Drake stesso che fa le cover di Nick Drake, come dire, si prende pure un po’ in giro. Doppiata da piccole trame di cori, lisergici, sghembi. Cerco il loro myspace, lo trovo.
Gli scrivo un messagio, per chiedergli qualcosa, una notizia in più da aggiungere a questa recensione, ma nulla, non rispondono, e sul loro profilo c’ è scritto veramente poco. So che sono due e che sono italiani.
Il suono è artigianale, fatto in casa, lo si sente, ma ha il valore di un bootleg prezioso, delle cose interessanti che trovi per caso. Nasconde molto questo lavoro, molto di quello che sai che è a portata di mano e non riusciresti a trovare mai, se la fortuna, le circostanze e il talento non lo permettessero