Ascolta la conversazione telefonica con Cristina Donà curata da Fabio Pozzi per il quarto numero di Corpo a Cuore, conversazioni connettive su musica e altre ossessioni; si ascolta attraverso il canale iTunes di Indie-eye network.
Cristina Donà nella sua carriera ha sempre amato le sfide e i cambiamenti, pur all’interno di un discorso musicale assolutamente coerente e con tratti caratteristici ben definiti. Il suo nuovo Torno a casa a piedi è una di queste sfide, un disco che porta con sé diverse novità nel modus operandi di Cristina, sia dal punto di vista dei testi che da quello musicale. A livello testuale a prevalere in più di un episodio è infatti un approccio narrativo, specialmente nella title-track e In un soffio, abbastanza raro da trovare fin qui nella produzione della cantautrice, solitamente più incline a descrizioni e riflessioni; a livello sonoro c’è invece un’evoluzione che rappresenta quasi un’antitesi rispetto alle ultime prove, La quinta stagione e Piccola faccia, dove si lavorava per sottrazione, in ambiti acustici o dove l’orchestrazione faceva capolino con circospezione. In quest’occasione infatti Cristina ha scelto per la produzione Saverio Lanza, compositore e musicista con un bagaglio di esperienze che spaziano tra i generi più vari, col risultato di ampliare lo spettro sonoro, inserendo nuovi colori e idee in ognuno dei dieci pezzi dell’album. Un esempio è già il primo brano, scelto anche come singolo apripista, Miracoli, con i suoi arrangiamenti bandistici con fiati in bella vista (e uno sguardo agli anni ’60 di Mina) e il suo messaggio più che positivo, nell’attesa che venga davvero una rivoluzione; un altro può essere Giapponese (l’arte di arrivare a fine mese), che nelle tre strofe sperimenta strumenti e suoni sempre diversi, senza per questo rinunciare a un’elegante fruibilità pop; un altro ancora Tutti che sanno cosa dire, dove a emergere è un noise-rock diretto discendente degli anni ’90, con la chitarra elettrica a condurre le danze fino alla coda con tanto di assolo effettato. Tutto questo senza rinunciare all’enorme qualità che da sempre contraddistingue Cristina, ai suoi rimandi jazz, alle radici folk, che riescono ancora ad emergere in più di un’occasione, come nella bellissima Più forte del fuoco, capace di trasmettere un senso di pace e serenità che oggi è merce rara, o in Lettera a mano, il brano conclusivo che fa tornare in mente la delicatezza di Goccia e degli altri grandi classici della sua carriera. Una conferma ad alti livelli quindi Torno a casa a piedi, uno scatto in avanti che ridà ancora una volta vigore alla carriera di una delle migliori cantautrici italiane.