David Vandervelde (si scrive attaccato) viene da Chicago e alla pubblicazione di questo suo esordio su Secretly Canadian già colpisce nel segno. La formula è solo apparentemente semplice: canzoni pop-rock che pagano un sostanzioso tributo a Marc Bolan e alla sue composizioni più elettriche. In realtà The Moonstation House Band è un album che rivela grandi qualità e ottima ispirazione sul piano squisitamente melodico. Andando oltre l’immediato e inevitabile raffronto con T. Rex si scopre David Vandervelde come un autore estremamente raffinato anche quando si tratta di gestire arrangiamenti magniloquenti e imponenti orchestrazioni. Certo bisogna riconoscere che non ha fatto tutto da solo e infatti The Moonstation House Band vede l’importante collaborazione di Jay Bennet (già Wilco) e soprattutto di David Campbell, arrangiatore d’archi richiestissimo oltre che genitore di Beck (!). Resta il fatto che David Vandervelde è capace di incantare con i brani più rock (la languida e irresistibile “Jacket” su tutte) e di mostrarsi perfettamente a suo agio anche nella composizione di ballate classiche (stupenda e perfetta la melodia di “Corduroy Blues”), anche la conclusiva e strumentale “Moonlight Instrumental” è un piccolo capolavoro.
In definitiva un esordio che dimostra già una buona maturità e che promette grandi cose per il futuro (affrancarsi un po’ dal già citato e scomodo paragone sarebbe già di per se buona garanzia di mantenerle).
In uscita in questi giorni anche l’ep del nuovo singolo “Nothin’ No” mentre sul sito dell’etichetta si può scaricare liberamente “Jacket“.
Distribuisce per l’italia widerecords