Torna Stefano Panzera, in arte Dedo, con una nuova produzione nel segno della continuità e del rinnovamento. Continuità, certamente, a livello del suono che, grazie al rinnovato sodalizio con Giacomo Fiorenza, è ancora una volta tutto uno scintillare di riverberi, dilatazioni, feedback, distorsioni ovattate e scorribande elettroniche. Shoegaze, si dirà inevitabilmente, anche se qui riproposto nella sua lettura più carnale e meno eterea. Anche in Flow, come sul precedente lavoro, il punto di forza di Dedo si dimostra l’ispirazione melodica e soprattutto l’abilità nel saperla bilanciare con le maree montanti dell’effettistica cara al genere. Lascio ad altri, più volenterosi, il divertimento di stabilire se vi siano più My Bloody Valentine o Chapterhouse e compagnia (ma io ci sento anche New Order e Cocteau Twins, per dire…), ciò che conta non è solo la padronanza con cui si maneggiano certi stilemi, ma soprattutto la capacità di farli propri e riproporli in chiave personale. E in questo Dedo si conferma maestro. Da rodare ancora invece la grande novità del cantato, per la prima volta presente su diversi brani e affidato alle voci di Lavinia De Santoli (Cat Claws), Alain Merenghi (Isabel At Sunset) e Giulio Fonseca (København Store). L’impressione è che a volte le parti cantate vadano ad appesantire brani che funzionerebbero perfettamente (meglio?) senza, anche se i momenti più felici (Free Dance su tutte) dimostrano chiaramente che sia quella la strada da seguire. Flow è disponibile in download gratuito dal bandcamp dell’etichetta (http://42records.bandcamp.com/album/dedo-flow) per tutto il mese di novembre, oppure in vendita nella versione extended (qui recensita) con quattro brani in più e packaging avveniristico.