venerdì, Novembre 22, 2024

Der Noir – A Dead Summer (RBL Music, 2012)

Ora, che sono passate più di tre decadi, possiamo tranquillamente affermare che degli anni ’80 è rimasto molto di più di quanto Raf si sarebbe mai aspettato. A voler ben guardare sembra che il decennio degli yuppies e della Milano da bere sia addirittura tornato di moda ultimamente: I Cure e i New Order all’ Heineken Jammin’ Festival, Rumore che pubblica un manualetto sugli Smiths, Canali e la Bardaldi che portano in giro per l’Italia uno spettacolo tributo ai Joy Division, ma soprattutto tanti tanti gruppi del sottobosco musicale che si ispirano ai fasti di New Wave & Co. E questo solo per parlare di quanto riguarda l’ambito musicale. I Der Noir, trio romano composto da musicisti provenienti da precedenti e variegati percorsi musicali alle prese con la prima uscita discografica (A dead Summer), sono un perfetto esempio di questa ondata di nostalgia legata all’epoca dei paninari. Al centro della scena lungo la quale si sviluppa il loro nuovo album troviamo il ritmo ossessivo e ipnotico della batteria elettronica, a là CCCP di Affinità e Divergenze… e Socialismo e Barbarie, che scandisce il passare degli eventi di questa oscura pantomima. La triste e malinconica voce di Manuele Frau (a metà fra Mauro Ermanno Giovanardi e David Byrne) è la co-protagonista, nonché voce narrante, della storia e, tendendoci la mano, ci accompagna attraverso le insidie di questo viaggio dannato come un moderno Virgilio. Sullo sfondo della notte profonda, scelta come ambientazione principale, si sentono ululare i bassi e le chitarre elettriche. I precedenti percorsi artistici dei titolari di questo neonato moniker portano un valore aggiunto all’intero lavoro attraverso sfaccettature particolareggiate che contribuiscono a formare un disegno finale ricco e articolato. Oltre alla psichedelia elettronica figlia della sensibilità del cantante, troviamo atmosfere gotiche retaggio della militanza in un gruppo metal di Manuel Mazzenga o i richiami techno provenienti dal bagaglio culturale di Luciano Lamanna. A queste suggestioni se ne aggiungono altre tra le più disparate come le influenze de i Depeche Mode in ‘Private Ceremony’, ricordi di Portishead durante ‘Oblivion’ e un cantato stile Kurt Cobain su ‘Another Day’.

Credits:

Manuele Frau: Vocals | Manuel Mazzenga: Electric & Bass Guitar, Ursa Major SST282 Space Station, Dynacord Tam21, Dynacord VRS23, Ibanez AD230, Systech 4000A |  Luciano Lamanna: Roland TR 909, Korg Polysix, Moog Voyager, Sequential Circuits Pro-One, Crumar Multiman-S, Roland Juno 6, Bel BD80, Eventide H3000S, Lexicon PCM70, Roland DC50, Roland SE201 |  Registrato e missato da Luciano Lamanna presso Audio Division, a Roma. |  Masterizzato da Andrea Merlini |  Foto/grafica: Giulio Di Mauro

Emanuele Lanosa
Emanuele Lanosa
Emanuele (detto Lello), 25 anni, ha terminato nel 2009 gli studi universitari, concludendo la sua carriera accademica con una laurea alla Statale di Milano in filosofia teoretica su Charles Taylor. Coltiva interessi quali basket, cinema, letteratura e ovviamente musica.

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