I Did vengono da Torino e suonano punk-funk. Il genere che hanno scelto, come ben sa chi segue il mondo della musica indipendente, negli ultimi anni è stato tra i più inflazionati, con la nascita di decine di gruppi in tutto il mondo sulla scia del successo di band come The Rapture o !!!
In “Kumar Solarium” i piemontesi seguono alla lettera i dettami del genere, vale a dire la ricerca di ritmiche adatte al dancefloor, corredate da stop & go, chitarre affilate e inserti elettronici. Tutto già sentito, naturalmente, fin dai tempi dei Gang Of Four e dei Public Image Ltd (escludendo le parti electro, chiaramente). Però tutto funziona in questo caso, gli 11 brani presenti sull’album scivolano via che è un piacere, facendo muovere le anche e battere il piedino anche se si è seduti davanti a un pc intenti a scrivere una recensione. Facile immaginare quindi che facciano il loro lavoro ottimamente anche inserite in qualche dj-set o ancor meglio in dimensione live. Non a caso “Ask U2” è già una piccola hit, in grado di non sfigurare al confronto con gran parte delle band “cool” di oltremanica od oltreoceano, grazie a una melodia semplice e trascinante, con bassi pompati il giusto e un synth sbarazzino che si pianta nel cervello dal primo ascolto. Altri quattro o cinque pezzi hanno le medesime potenzialità, grazie alla stessa perfetta miscelazione di elementi. Il primo esempio è posto in apertura di disco, cioè “Hello Hello”, che cresce fino a sfiorare ritmiche technoidi; a seguire troviamo “Time For Shopping”, meno convulsa ma ugualmente coinvolgente, “Back From The Outside”, con un’altra tonnellata di synth impossibile da scacciare dalla mente, “Sex Sometimes”, altra bomba da dancefloor grazie a bassi avvolgenti e a incursioni electro ben assestate (unica pecca l’eccessiva durata) e “Saturday Night”, il cui titolo dice già tutto. Gli altri brani non raggiungono la stessa efficacia, senza per questo abbassare eccessivamente la qualità e, cosa ancor più importante per un disco del genere, il ritmo.