I Dog Day non nascondono le loro origini e spingono al massimo il pedale sull’estetica che nutriva i brani contenuti all’interno di Night Group, l’album precedente della band Canadese – recensito da questa parte su Indie-eye Network -.
La produzione di John Agnello, un veterano di quegli anni, conferisce una patina che sembra riferirsi ai Sonic Youth più concisi, al songwriting di un Malkmus raddrizzato, ai My Bloody Valentine meno caotici e all’acidità adolescenziale di Kim Fowley. Quello che stupisce è la capacità di controllare tutti gli elementi in 11 tracce che funzionano una dietro l’altra, un’immediatezza pop assolutamente convincente contrastata da un senso di morte che attraversa tutto l’album. Se Neighbor sembra presa in prestito dal repertorio più onirico dei Yo La tengo, brani come Judgment Day, le bellissime Youth of Destruction e Don’t Worry About The Future hanno le caratteristiche appiccicose di un pop granitico, ma sono trainate da una forma sonora inquietante che le colloca in quello spazio crepuscolare che guarda gli anni Ottanta da una distanza siderale. Concentration occupa quello spazio rischioso del classico che colpisce dritto allo stomaco, ma potrebbe passare per il cervello, rendendo meravigliosamente intollerabile questa estate.