L’hype del momento, in ambito indie, è indubbiamente rappresentato dal revival per certe sonorità in voga nei mid heighties: basti pensare a tutto il filone “ipnagogico” capitanato dai vari Ariel Pink, Neon Indian, M83 e affini. Insomma, la retromania così ben descritta nel suo ultimo libro da Simon Reynolds non investe ovviamente solo il momento della fruizione, ma è un comune sentire anche tra una certa frangia di musicisti cresciuti con le suggestioni che quel bistrattato decennio ha comunque suscitato. I Dominant Legs, duo composto dal chitarrista dei Girls Ryan Lynch e da Hannah Hunt, sono sicuramente meno weird e onirici dei colleghi precedentemente citati, e alla fascinazione per certo pop colto abbinano anche una buona concretezza d’intenti traducibile in un suono che col lo-fi dei colleghi c’entra ben poco. Invitation suona cristallino come un qualsiasi disco di Paul Simon periodo Graceland, con un discreto lavoro di chitarre – ora jingle jangle, ora gentilmente in levare – e di sintetizzatori. Il tutto funziona alla grande, soprattutto nella prima parte: la freschezza del trittico iniziale (Take A Bow, Where We Trip The Light, Already Know That It’s Nice) coniuga solarità e buonumore con un passo alla Talking Heads che conferisce al tutto la giusta dose “arty”. Rotto il ghiaccio, i ragazzi di San Francisco si mettono a smanettare con le tastiere creando un buon feeling synth pop in Lady Sleek And So Petite, o giocando spesso col funk pop più veloce e sbarazzino. Un buon esordio dunque, forse leggermente troppo lungo: dieci pezzi – anziché i dodici presenti in scaletta – avrebbero sicuramente reso l’album ancora più fruibile. Dettagli che non compromettono la riuscita di questo esordio su Lefse, interessante etichetta statunitense che nel roster ha anche i “nostri” A Classic Education.