Gli Evangelicals sono un gruppo destinato a far parlare di sé. O almeno è facile prevedere che questo sia il destino riservato a “The Evening Descends”, secondo album per la band dell’Oklahoma e primo ad essere pubblicato dalla ottima Dead Oceans (etichetta che nasce sotto l’ombrello della Secretly Canadian e di cui scrivemmo a proposito di Phosphorescent). Il primo indiscutibile merito degli Evangelicals è quello di portare una ventata di leggerezza e sana irriverenza all’interno di un panorama (quello indie-rock americano) per molti versi asfittico e spesso troppo serioso se non addirittura snob. Gli Evangelicals sono teatrali, pomposi ed eccessivi nel suono e nell’estetica: a cominciare dal nome della band dove il riferimento religioso sembra utilizzato con l’unico scopo di metterlo in ridicolo e continuando con la feroce ironia che sembrano rivolgere in primis contro se stessi. Gli Evangelicals giocano e come i veri giocatori sanno che il gioco è tale quando si fa sul serio: niente toni dimessi, nessun basso profilo, ma arrangiamenti magniloquenti, strumentazione assortita, perfino qualche virtuosismo e brani dalla struttura sempre imprevedibile ma, soprattutto, un approccio alla melodia che è fin troppo facile riconoscere come familiare: degli Animal Collective senza quell’aria scanzonata e vagamente freak, dei Clap Your Hands Say Yeah privi di quella allure caciarona e sbarazzina, dei Wolf Parade al riparo da ogni tentazione lo-fi rock, dei Parenthetical Girls al netto di ogni intellettualismo, degli Arcade Fire scaldati dalla luce del sole. Non ci si stupisca dunque se il cantante Josh Jones si diverte a presentare questo secondo lavoro come “Marvin Gaye meets the Rocky Horror Picture Show”… in effetti, al di là di tutti i riferimenti che si possono tirare in ballo, nelle canzoni di “The Evening Descends” e nella loro messa in scena c’è qualcosa di antico ma dal sapore nuovo: la gioia della rappresentazione. Si ascolti “Skeleton Man” (in download gratuito) oppure “Bellawood”, grandguignolesca cavalcata degna di Tim Burton… forse i Flaming Lips non sono più da soli.