Un nuovo album dopo un periodo passato in silenzio è il risultato per chi, come gli Eveline, ha deciso di concentrare le proprie energie nella ricerca del sigillo sonoro che rende la vera natura di una formazione. Un prodotto che sia di fonte, senza contaminazioni o derivazioni. Con α ω (recensito da questa parte su indie-eye) la band bolognese sembra aver centrato l’obbiettivo, un target non sempre alla portata di tutti. D.m (Voce e Tastiere) ha concesso a Indie Eye questa intervista dove ci svela le dinamiche degli Eveline: una visione sonica in continuo movimento.
Tre anni di silenzio, quasi a meditare i passi in modo scrupoloso e poi finalmente il ritorno. Raccontateci il percorso che vi ha portati alla pubblicazione di α ω
Dopo la pubblicazione del nostro secondo album e gli ottimi riscontri ottenuti in Europa ci è venuta subito voglia di comporre del nuovo materiale; avevamo anche alcune bozze su cui lavorare, ma non ci convincevano appieno. α ω pur essendo composto da soli 8 brani ha richiesto molto tempo, non solo in fase compositiva, ma anche nelle scelte di arrangiamento e nelle fasi di registrazione e mix.
In quest’ultimo disco vi siete allontanati un po’ dal sound del precedente Waking up before dawn, a parte la predominanza psichedelica si apprezzano sfumature più complesse, quasi una ricerca spasmodica di un timbro personale, senza rimandi. E’ così?
Non volevamo pubblicare un seguito di WUBD, cosa che soprattutto all’estero certa critica stava attendendo, né un album servile e compiacente nei confronti del mercato, come invece spesso accade nel mercato indie contemporaneo (l’Italia ne è un ottimo esempio). Volevamo semplicemente strutturare un’opera che fosse per noi convincente e personale.
Nel disco si apprezza un filo conduttore e non solo nella tematica, i pezzi sembrano concepiti come se fossero estensioni gli uni degli altri. E’ una vostra prerogativa o semplicemente una suggestione?
Giusta osservazione. Volevamo che ci fosse un rimando da pezzo a pezzo, una sorta di percorso uditivo dalla prima all’ultima traccia. L’album non vuole essere un “concept” in senso stretto, nasce come accorpamento di fascinazioni differenti, ma accomunabili.
Come nasce una traccia degli Eveline?
Dopo l’ingresso di g.c. al basso, circa due anni fa, abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo per suonare assieme e definire degli scheletri su cui lavorare. Ci siamo isolati per più di una settimana ed abbiamo composto 7 idee delle 8 contenute in α ω Sono tutte nate da lunghe improvvisazioni in cui cercavamo una linea comune su cui sperimentare singolarmente. Il lavoro di arrangiamento è stato poi massiccio e si è svolto in più location, compreso lo studio di registrazione.