Siamo certi che i Foxhound susciteranno le invidie di molti: giovani, molto giovani (19-20 anni) ma con una padronanza dei propri mezzi da trentenni svegli. A dispetto del sound sprigionato da questo Concordia (titolo invero un po’ ruffiano, ma tant’è) sono italiani, per la precisione di Torino. Siamo anche certi di un’altra cosa: alla fine della fiera, per quanto siano bravi e preparati, questi ragazzi alla fine sono anche parecchio sfigati. Il motivo è semplice: se questo album fosse uscito in Inghilterra starebbero su tutte le copertine (NME, Melody Maker: oddio, esiste ancora?). Purtroppo siete nati in Italy, quindi vi toccano molte buone recensioni sul web ma ben poca visibilità da altre parti. Ma torniamo in UK: i Bloc Party sono ormai delle pecorelle smarrite? Gli Arctic Monkeys son cresciuti, son diventati più cupi e gli son passati i brufoli? Kapranos e soci sono troppo impegnati a scoparsi le modelle? I Kaiser Chiefs idem? Ragazzi, amici inglesi, ci sarebbero i Foxhound. Date un ascolto a questo disco, e diteci cosa gli manca per passare la paga a tutte le band citate sopra: ritmo e melodie calibrate al millesimo (Do It Yourself), i Franz Ferdinand meglio dei Franz Ferdinand (Movin Back), asperità wave (Criticize You), chitarre liquide, chitarre taglienti (Feelings Hold On), e nel finale la perla che risponde al nome di I Beat That Bitch With Her Bats (dove la band dimostra di possedere anche altre carte e che apre scenari interessanti per il futuro), quasi 10 minuti di abbandoni lisergici, di un ritornello dagli umori Echo And The Bunnymen che sì, è ancora in grado di ferire il cuore, anche a queste vecchie pellacce invidiose
