mercoledì, Dicembre 18, 2024

Galapaghost – Runnin’ (Lady Lovely, 2012)

Quello di Galapaghost, aka Casey Chandler, originario di una cittadina qualsiasi come niente meno che Woodstock, rappresenta uno di quei casi emblematici di percorso all’inverso. Inizia la prima attività di cantautore licenziando on line tre EP per poi esser scoperto da un nome come John Grant e per debuttare sulla lunga distanza, sorprendentemente, in Italia, per mano della label torinese Lady Lovely.

Le fonti da cui attinge il giovane cantautore sono grosso modo i nomi noti che hanno contagiato il neofolk d’oltreoceano degli ultimi dieci-quindici anni: spruzzate di Simon & Garfunkel e Neil Young sul versante classico, Kings of Convenience e Elliot Smith per gli “aggiornamenti”.

Conseguentemente, anche considerato che Chandler ha fatto tutto da sé, l’impianto strumentale di base vira in prevalenza sull’acustico. Se di per sé l’impegno e l’intento sono decisamente apprezzabili, il disco ondeggia fra brani più riusciti e altri meno originali, anche perché il materiale non è esattamente di primissima mano.

La scrittura, per quanto sincera e genuina, tende talora ad accontentarsi di un’idea (l’iniziale title track e You’re All I Need, che si invita a pensare come sarebbe stata concepita da un odierno Johnny Cash e non così leziosa) e a mancare un po’ di coraggio nello svincolarsi dai modelli prescelti; talaltra, invece, la semplicità di scrittura e i (fin troppo) delicati disegni melodici colgono nel segno. Beauty of Birds azzecca le sue linee movimentate (appunto) neilyounghiane, Never Heard Nothin’, col suo riff reiterato, riecheggia addirittura alcuni ottimi Coldplay d’annata prima delle pacchianate più recenti, la accennata teatralità di Human Unkind convince nel suo incedere mesto e volutamente involuto.

In tale distribuzione di luci e ombre, l’utilizzo lievemente monocorde della voce costituisce comunque un limite: troppi falsetti (che non vuol dire necessariamente addolcire timbri ed atmosfere, si guardi come rende meglio l’incipit di Truman, tutto giocato su un bel registro baritonale) e cambi di registro non levigati alla perfezione.

E l’episodio migliore arriva comunque troppo tardi, giacché Desire for Desire, una contrita ballata, lunare come la favolistica copertina dell’album, lascia intendere che di buone doti compositive ve n’è più d’una, ma frenate in troppi brani da eccessiva compostezza e formalismo, che si spera, come ogni sintomo di acerbezza, vengano abbandonate col passare degli anni.

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Ghalapaghost su myspace

Runnin’ | Never Heard Nothin’ | Human Unkind | Rise & Fall | Truman | Don’t Go & Break My Heart | You’re All I Need | Beauty of Birds | Disintegration | The Demise of Me | A Familiar Place | Desire for Desire

 scritto, eseguito, prodotto, registrato e mixato da Casey Chandler | masterizzato da Mauro Andreolli al Das Ende der Dinge [/box]

Francesco D'Elia
Francesco D'Elia
Francesco D'Elia nasce a Firenze nel 1982. Cresce a pane e violino, si lancia negli studi compositivi e scopre che esiste anche altra musica. Difficile separarsene, tant'è che si mette a suonare pure lui.

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