Gioacchino Turù è il più recente acquisto di casa fromSCRATCH. Profugo di Ivrea con all’attivo un paio di produzioni per Stuprobrucio, licenzia con l’etichetta fiorentina l’album della (im)maturità. Il Crollo della Stufa Centrale è una raccolta di canzoni approssimative sorrette da precarie impalcature di batteria elettronica, tastiere sgrause, strumenti giocattolo, voci stonate. Ed è semplicemente meraviglioso. La voce sgraziata di Gioacchino e quella da bambina innocente di Vanessa V., sua compagna nell’arte e nella vita, ci accompagnano lungo 17 resoconti del vivere moderno. I testi sono irresistibili, completamente idioti o forse intelligentissimi, a loro modo poetici, a tratti persino malinconici, sempre e comunque sguaiati ed eccessivi. Si parla di: merda in bocca, piscio addosso, peli sul corpo, disagio urbano, vecchi, cani morti, galline parlanti, la Grecia. Ma la verità è che le melodie di Gioacchino restano stampate nel cervello e dopo pochi ascolti, volenti e nolenti, ci si ritrova a canticchiare gioiosamente queste canzoni assurde. In Bocca, Venditori e la splendida Manovale – in cui il cantato ricorda in maniera impressionante Rino Gaetano – sono sprazzi di cantautorato bislacco e fuori fase. 60 Anni, Estetista o Merenda mostrano un’attitudine più acida e scostante, in accordo alla voce di Gioacchino che qui sembra quella di un vecchio rincoglionito. Grecia, in cui la batteria elettronica spinge che è un piacere, sarebbe una sedicente cover degli sconosciuti Rai Due Ovvero Secondo Canale. Marco Prandi, Tagliati i seni, Taxi Nero e Libreria Museo Brucia mostrano invece il lato più malinconico e intimista della coppia. Tenero e geniale nella sua semplicità il ritornello di Lego Lager: “Le tue mutande son brutte ma le porti tu”. Eccezzziunale Veramente.