C’è qualcosa di Lynchiano nella musica dei Gregor Samsa, e non si tratta solo della qualità timbrica del cantato femminile, a tratti vicino a Julee Cruise o forse più semplicemente a Sara Lov, ma di un gioco di Textures che spostano il centro d’ascolto dal soggetto verso una slabbratura della percezione; nello stesso modo in cui Badalamenti gioca con le immagini di Lynch sovrapponendo spazi visivo/sonori come in un gioco psicometrico, scienza inesatta tanto quanto il cinema. Intendiamoci, se volessimo per forza costruire un dna della band potremmo cominciare a parlare della narcolessia dei Low, del wall of sound non tanto spectoriano ma vicino alla saturazione dei Godspeed You! Black Emperor o delle produzioni Constellation. Al di là del solito catalogo di sicurezze, che serve un po’ alla nouvelle criti(K) come la panna per lo chef da edicola in mancanza di un sostegno più solido, il suono di Gregor Samsa è tra i più e-motion(al) che mi sia capitato di ascoltare all’interno di quell’antigenere che mi piace definire Immaginary s-trax. Il nuovo album è previsto per il mese corrente e si chiama 55:12. Dallo spazio su Myspace e dal loro sito ufficiale è possibile usufruire di alcune anticipazioni. Indie-eye provvede direttamente da qui con una traccia fluviale.
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