sabato, Novembre 2, 2024

Heike has the Giggles, la foto intervista @ Indie-eye

E in Canada? (Gli Heike hanno partecipato come unica band italiana al Canada Music Week, festival tenutosi a Toronto nel marzo 2009 ndr)

Guido: Freddo!

Matteo: Freddo, climaticamente, ma bellissimo.

Emanuela: C’è questa tipologia di festival all’estero, in Canada ma anche in Olanda, che da noi non si trova; tanti locali nella stessa strada di Toronto o di Den Haag che nello stesso momento fanno suonare più band. E non necessariamente si tratta di palchi grandissimi, anzi, a Toronto abbiamo suonato in un “calino” da 100 persone.

Matteo: A Toronto mi ricordo 500 band in 3 giorni, in 45 locali diverse più o meno tutti vicini.

Emanuela: La cosa bella è che anche tu, come spettatore, in una sera vedi una quantità di band incredibile. Si tratta di una tipologia che noi non abbiamo perché siamo anche una nazione piccola, a livello oggettivo.

E voi cosa preferite?

Matteo: Sono due cose diverse, un conto è parlare di festival un conto parlare di concerto. Quei festival sono una cosa unica perché sono così solo in quel momento solo in quel posto. Se mi chiedi se preferisco un festival piuttosto che un altro, posso scegliere, poi nello specifico si tratta di due situazioni completamente differenti. Per esempio noi al Vinile ci siamo sempre trovati benissimo, abbiamo suonato qui a dicembre e io sono caduto dal letto a castello. È stato bello ed è una di quelle esperienze che ci piacerà sempre fare.

Guido: Comunque noi siamo una band più da locale che da aperto, da piazza.

Emanuela: Se però ci metti in un festival “figo” ci troviamo bene anche lì, probabilmente in piazza alla festa dell’Unità ci troviamo un po’ meno bene…

Matteo: O magari a teatro, davanti alla gente seduta in poltrona…

Avere un pubblico seduto può risultare un po’ ostico, anche perché durante un festival la gente è sempre più reattiva. E quando suonate cosa pensate del pubblico che avete di fronte?

Matteo: Io spesso e volentieri non vedo nemmeno chi ho davanti, per un fatto di luci…

Emanuela: Io si, quelli che ti ballano davanti li vedo eccome.

Matteo: E riesci ad avere dei pensieri a riguardo?

Emanuela: No, no, non penso a nulla.

Matteo: Ieri sera, per esempio, eravamo a suonare in una piazza, c’erano dei bambini che ballavano e mi sono messo a guardare loro.

Emanuela: Io però ho scoperto che la categoria che più mi mette in crisi sono quelli fermi sulla bici….

Matteo: Che stanno passando per caso.

Emanuela: E che ti guardano, con un piede a terra e l’altro sul pedale.

Guido: Quelli che ti succhiano le energie.

Emanuela: Però fanno folla per cui va bene.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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