giovedì, Dicembre 19, 2024

Intercity – Yu Hu (A Cup In The Garden, 2012)

Dopo l’uscita nel 2009 di Gran Piano (recensito da questa parte su Indie Eye ), il 2012 saluta il secondo lavoro in studio degli Intercity. Nati inizialmente sotto le spoglie di Edwood, nel 2008 la band muta fino a trovare la propria formazione definitiva nel quadrilatero formato da Fabio e Michele Campetti, Pierpaolo Lissignoli, Anna Viganò.

Con Yu Hu, la formazione bresciana si trova a godere di un (meritato) momento felice. Si tratta di un album melodioso, esile in cui si intrecciano alle esigenze di stampo cantautoriali le micce di un pop inglese sixteen. Molteplici sono i richiami ad esempi italiani; a Paolo Benvegnù agli Scisma ancora, a certe produzioni di Max Gazzè a Le Maschere di Clara.Ma non è solo l’isola oltre manica ad essere di spunto per gli Intercity. Difatti, pur muovendosi lungo i binari della forma canzone, Yu Hu sembra attingere anche dallo spettacolo nordeuropeo di casa Notwist e da quelle sonorità di velata malinconia che li contraddistinguono; suoni grevi e profondi che saturano la partitura. L’album si tempera in quindici tracce così leggere da dimostrare come falsa l’esistenza della gravità; e così, procedendo lungo la dissoluzione dei vincoli temporali, i quarantotto minuti del disco si dilatano fino a formare cornici da declamazioni oberoniane (Nouvelle Vogue), polaroid di oggetti abbandonati (Neon), suggestioni letterarie (Anais) e flash back sul passato (Un grande sogno). Ottimi gli arrangiamenti che amalgamano in modo fluido il contributo degli archi e delle tastiere (Smeraldo). Silloge di questi aspetti è Anfiteatro, fra i pezzi più coinvolgenti e sentiti dell’intero album, un perfetto avamposto all’estate alle porte. Dotati di vero talento per gli accostamenti testuali, gli Intercity non lesinano in caratteri e farciscono le tracce del disco di una quantità immane di oggetti, nomi e rimandi letterari. Registrato interamente in analogico, Yu Hu si nasconde fra le pieghe di un vintage poco conosciuto e poco rivisitato, pronto per uscire all’occorrenza e declamare il proprio, personalissimo, elogio della lentezza.

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 Intercity in rete

Tracklist

Piano piano | Neon | Smeraldo | Anfiteatro | Nouvelle Vague | L’Elettricità | Overdisco | Terrore Esotico | Anais | La lunga Avenue | Un grande Sogno | Welcome Piccola | Spiaggia Bianca | Mondo Moderno | Anti  [/box]

 

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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