In realtà è abbastanza difficile dipingere un’ambientazione nitida per i Jarman, almeno in favore di quelli che non sono di Roma.
Potremmo partire dicendo che a Roma esiste una sotto-scena (o circolo nascente) piuttosto composita che fa riferimento grosso modo ad atmosfere post-rock, shoegaze, Hardcore e alt-rock, far parte di questa scena vuol dire, principalmente, intersecare le formazioni, condividere un pubblico affezionato e suonare, sempre più spesso, assieme. I Jarman sono solo al primo EP, The Saint, una breve collezione autoprodotta (ma già intercettata dalla nuova realtà capitolina Doug The Dog), tuttavia, si tratta di un progetto di spicco nella scena, azzarderei dire un progetto di respiro internazionale.
Non si tratta di basso sensazionalismo, sto parlando del sintomo di un talento interessante che si riscontra, soprattutto, nella scioltezza performativa dei 4 romani. Fin dagli esordi i Jarman hanno saputo condividere il palco con band underground affermate come Sea Dweller, Valerian Swing, Fuzz Orchestra e Modotti, sono stati supportati da Radio Onda Rossa. Adesso. c’è un disco, abbiamo fra le mani un EP, in copertina un dipinto di Luca Zarattini dei Modotti e 4 brani post-rock strutturati come un’esperienza, ad essere precisi si tratterebbe di una Crociata, la “Crociata dei fanciulli”, leggenda medievale a cui è riferito il titolo. 4 composizioni strumentali di cui si è scritto di tutto, dalla wave primigenia al metal (ispirandosi specialmente al complesso d’influenze dichiarato dal gruppo), la verità è che The Saint si lascia attraversare come viaggio immaginifico assolutamente compatto (Noise-poderoso, shoegaze-epico e quant’altro di strano vi passi per la mente), illuminato da titoli-opera come The Saint Who Taught Mussels Being Wiser, Bioluminescence of The Deep Sea Creatures (sicuramente l’episodio più affascinante) e The Scene of Exclusion & The Obscene of Inclusion, brano corredato dal video onirico sviluppato da Alessandro Giordani, uno dei due chitarristi e video-artista in occasione dei live.
A proposito di video. Jarman si riferisce a un certo Derek, regista e scenografo contemporaneo particolarmente legato alla musica, la scena wave e industriale che esplorò in nome della sperimentazione. Così sono i Jarman. Dichiarano una direzione, molteplici direzioni, eppure hanno intrapreso una strada tutta loro che poco ha a che fare con le esperienze passate (è per questo che non cito i pur validi gruppi di provenienza), neppure troppo consapevolemente. Viene voglia di dirglielo ed è giusto così.